Io le chiesi: 'Dove abiti?'
lei rispose: 'Nel cuore degli uomini'
e poi aggiunse: 'Credo di averti sognato'
'Dimmi che ruolo avevo'
'Non lo so, ma incendiavo il mondo per te'
Dopo aver strapazzato quella cosa chiamata "pop" – di qualità, s'intende – danzando come un matto sul proprio sofà elettrico, e ricolorato la propria folta chioma investendo nella lingua italiana con il primo disco cantato in madrelingua, "Argonauta", Nico Sambo abbandona definitivamente la verve "sperimentale" degli esordi per imboccare la strada maestra del cantautore eclettico, vibrante di pura energia rock e all'occorrenza tematicamente sbarazzino. Un ritorno in grande stile, nel quale il musicista livornese non disdegna di citare DeLillo, Antonio Moresco e Morandini, dando così vita a un affresco di puro candore pop rock italico come non se ne trovano facilmente in giro.
Già, perché chitarre frizzanti, ritmiche calibrate e inserti sax come quelli presenti in "Cose lette e non lette" sono un vero e proprio raggio di sole caldissimo in un cielo sempre più denso di nuvole, quello del panorama cantautorale odierno, caratterizzato così com'è per la maggiore parte di emuli fuori tempo massimo, eccessi di sorta e tradizionalismi annacquati e "buoni" al massimo per una sola stagione. Nel marasma contemporaneo, dunque, Sambo si distingue per la capacità di scrivere testi in apparenza semplici ma energici, ricchi di vita e significati sottili, ma soprattutto per la chirurgica propensione nel tessere trame elettriche e acustiche tanto delicate quanto armonizzate con la grazia e l'intuito di chi sa il fatto suo, del musicista vero, del produttore perennemente attento a non laccare troppo, parimenti ad assecondare qui e là il proprio istinto musicale.
Partiture mai invadenti, per un disco riuscitissimo, fruibile e profondo, spuntano soavi e libere ad ogni traccia. Si prendano ad esempio le chitarre squillanti e taglienti di "Passa tutti i giorni di qui", con refrain a metà tra disincanto, attesa e tormento, oppure il passo krautrock di "Ora di partire" e il suo motorik ad anticipare il desiderio di fuggire via, lontano, prima che un cambio di ritmo esponga a chiare lettere la suddetta volontà, mediante i consueti giochi di parole e stop&go a malapena abbozzati.
Prodotto dallo stesso Sambo e da Nicola Fantozzi, l'album vede il cantautore toscano alle prese con chitarre, sintetizzatori, elettronica assortita e organo, Alessandro Quaglierini al basso, Federico Melosi alla batteria, Davide Morelli al pianoforte e al sassofono, e dulcis in fundo Valerio Ianitto impegnato tra sintetizzatore, pianoforte elettrico, xilofono, e campane tibetane. Una cricca ben affiatata di musicisti ad assecondare le vibrazioni rock di Sambo, come ben esplicato nella cavalcata strumentale "Raccontami", a precedere la tenebrosa "La terrazza", tra arpeggi in frantumi ed esternazioni irriverenti.
La mattina ha ribaltato la notte in combattimento
che era cintura nera
la camicia bianca di lino fa estate
è caldo in mansarda e mi abbracci lo stesso
col bianco si brinda
Sambo dispone le proprie memorie sopra un tappeto di ricordi in apparenza futili, caricandoli di significati reconditi che forniscono alla narrazione una poetica in buona parte personalissima. E anche quando c'è da tirare fuori la ballata acustica a mo' di serenata, le cose funzionano benissimo, e il cambio di tono nel "ritornello" aggiunge quel pizzico di imprevedibilità necessario, salvifico ("Non fermiamoci qui").
"Cose lette e non lette" segna, in definitiva, l'avvenuta maturazione di un musicista che ha finalmente trovato la propria quadratura. Un cantastorie che non ricorre ad altezzose alchimie per aizzare la propria verve compositiva, tutt'altro. Sambo possiede infatti il dono di chi sa come gestire al meglio la propria penetrante semplicità e confezionare canzoni avvolgenti e graffianti. Un artigiano della canzone rock italiana sincero e audace, a tratti financo d'altri tempi.
12/11/2019