Ojerum

Nattesne

2019 (Eilean Records)
avantgarde, ambient

Seguire il percorso artistico del musicista e artista di collage/pittore Paw Grabowski non è semplice, considerate la sua prolificità e la sua continua produzione di collage visionari, sempre al confine tra sogno ed espressionismo, con i suoi volti che si perdono in paesaggi, le menti che si aprono nel cielo, le figure silenti strappate e ricomposte, o l’arte classica che si confonde con la contemporaneità. Addirittura quattro album già nel 2019, con cover dal profondo significato artistico. Ma il ritorno alla prestigiosa etichetta francese Eilean - dopo la perla “Væv” (2016) - non poteva che significare per l'artista danese un superamento dei propri limiti. La nuova cover rappresenta forse una summa dei suoi collage che, ai patiti del kraut e non solo, rimanda facilmente al capolavoro dei Popol VuhHosianna Mantra”, tanto alto nel risultato e tanto nobile negli intenti, da rimanere sostanzialmente un vertice senza epigoni.

Una donna dalle sembianze di una madonna medievale su sfondo grigio, un paesaggio boschivo blu con luna piena nel petto, vestito con collage di fiori, sguardo triste verso il basso e volto coperto con un velo che ricorda il niqab, elemento che crea un'ambiguità - stridente nei nostri giorni - tra la cristianità e la fede musulmana. La donna raffigurata è una madonna cristiana o magari l’immagine di una giovane migrante giunta nelle nostre coste? Se la cover ci stordisce nella sua bellezza e ci rimanda al capolavoro dei Popol Vuh, la domanda giusta è se “Nattesne” può considerarsi il nuovo “Hosianna Mantra”. Probabilmente no, ma i sentori di quei mondi che coesistono (Oriente e Occidente), le angeliche voci femminili, le leggere note di piano, non possono che ricordare quel capolavoro ineguagliato di Fricke.

Tra i dodici brani senza titoli, spicca certamente il quinto (“V”), con la voce perfetta di Siri Anna Flensburg e un’atmosfera che rimanda da vicino al “Kyrie”, con poche note di piano e synth eterei in sottofondo. C’è una religiosità. nelle note di Ojerum, una religione senza muri o confini, totalmente umana, indifferente al colore della pelle o al luogo di nascita; la malinconia o la ricerca di pace che vengono trasmessi possono essere colti da chiunque, senza differenza di ceto o nazionalità, a patto di essere ancora umani. Grabowski a volte si avvicina alla modern classical di Max Richter, come negli archi stranianti di “VII” o nei loop dilatati di “XI”. L’autore sembra usare le note nello stesso modo e con lo stesso scopo con cui crea immagini tramite i collage; le sovrapposizioni di piano, synth, archi, chitarra e rumori preregistrati creano mondi irreali che trasmettono all’ascoltatore sensazioni diverse, come ad esempio nel collage “XIV”.

Fondamentalmente diviso in due, con momenti dilatati acustici (i numeri dispari) e altri con note da corde pizzicate (i numeri pari), “Nattesne” mantiene un equilibrio invidiabile tra antichità e modernità, creando una religiosità contemporanea con strumenti elettronici. Tra i brani più tipicamente ambient spicca “III”, assolutamente eniana, nel senso più nobile e ispirato del termine, come anche “IX”, sospesa tra inquietudine e serenità.
Tra i tanti lavori di Ojerum, “Nattesne” è finora il più complesso e ambizioso, un riuscito insieme di idee che potrebbe dare nuova linfa alla musica ambient, in particolare prendendo come punto di partenza la traccia “V”, una delle più evocative che la musica elettronica di ricerca possa oggi regalarci. Di certo, un punto di partenza formidabile per la carriera di Grabowski.

01/04/2019

Tracklist

  1. I
  2. II
  3. III
  4. IV
  5. V
  6. VI
  7. VII
  8. VIII
  9. IX
  10. X
  11. XI
  12. XII
  13. XIII
  14. XIV
  15. XV