Santana

Africa Speaks

2019 (Concord)
latin-rock, afro-jazz

C’è una fake news che da anni imperversa sulla stampa musicale, e riguarda lo status artistico di Carlos Santana. I più benevoli gli attribuiscono un gradevole colpo di coda nel lontano 1999, con il pluridecorato “Supernatural”, altri ne congelano la figura agli esordi, salvando ben poco del post-“Caravanserai”.
Quello che viene taciuto è che il musicista messicano, naturalizzato americano, ha scelto un percorso artistico più incline all’estasi del rapporto con il pubblico. E’ infatti nei live set che la spontaneità e l’energia dei tempi d’oro è rimasta quasi intatta, grazie a una mistica joie de vivre che da sempre ispira anche le pagine più mainstream della corposa, ma non eccessiva, discografia.

Salutato come un ritorno alla forma,“Africa Speaks” è in verità il terzo progetto del musicista che ne raccorda l’ispirazione con il glorioso passato, seguito di quel “Santana IV” che ha visto tornare insieme parte della formazione storica, nonché ideale prosieguo di “Shape Shifter”: album dedicato agli indiani d’America che ha inaugurato la trilogia del ritorno alle radici.
Con un set di 11 canzoni, selezionate in un ricco parterre di 50, registrate in soli 10 giorni con la sapiente mano del produttore Rick Rubin, Santana abbraccia il fascino multicolore dell’Africa, raccontandone la sensualità, la poesia, la dolcezza e l’energia viscerale. Preziosa complice la cantante nata a Palma di Maiorca, da genitori della Guinea Equatoriale, Buika, premiata nel 2009 con un Grammy, nonché già nota anche per aver cantato con Chick Corea al Blue Note, e per la presenza di ben due suoi brani nella colonna sonora del film di Pedro Almodóvar “La pelle che abito”.

La sfida di Carlos Santana nel raccontarci “la sua Africa” è ampiamente superata, grazie a una spiritualità devota e a un rispetto profondo per quella terra che il musicista definisce la culla della civiltà. A essere vincente è la scelta di non concentrare l’attenzione sulla forma-canzone, lasciando così fluire una miscela di rock-blues, musica africana, latin-rock, psichedelia, funk e jazz-fusion, come se il tutto fosse un'unica lunga jam-session, sostenuta unicamente dalla vitalità della performance strumentale e vocale.
Esuberante, ma non ruffiano, “Africa Speaks”, offre più di un’ora di travolgenti tappeti ritmici, alternando il groove latino di “Bembele” con la deliziosa cumbia di “Breaking Down The Door” (ispirata da una canzone di Calypso Rose “Abatina”), iniettando di energia il funky sensuale di “Paraísos Quemados” e poi gettandosi nel sacro fuoco dell’hard-rock, con una ballata, “Yo Me Lo Merezco” (rielaborata da un brano nigeriano), graziata da un granitico assolo.

Inutile cercare tra le pagine di “Africa Speaks” il brano trainante o rivoluzionario, Carlos Santana vive questa ispirata stagione creativa con il solo scopo di onorare la costante passione per la musica africana (è un fervido collezionista), senza cedere in stile ed eleganza (“Batonga”, “Luna Hechicera”). Ad onor del vero, fa storia a sé l'incandescente concentrato rock-blues di ben nove minuti “Blue Skies”: un eccitante doppio duello tra chitarre (Santana e Tommy Anthony) e voci femminili (Buika e Laura Mvula) che offre una performance strumentale e vocale di rara magia, candidandosi come il punto nodale di questo progetto.

Senza dubbio chi è arrivato fino in fondo a questa recensione è stato incoraggiato da un residuo di devozione per il passato dell’artista, forse anche dalla flebile speranza di rivivere vecchie emozioni, la sorpresa è che “Africa Speaks” travolge, lasciando un energico ardore che non è effetto della nostalgia.

23/06/2019

Tracklist

  1. Africa Speaks
  2. Batonga 
  3. Oye Este Mi Canto
  4. Yo Me Lo Merezco
  5. Blue Skies
  6. Paraísos Quemados
  7. Breaking Down The Door 
  8. Los Invisibles
  9. Luna Hechicera
  10. Bembele
  11. Candombe Cumbele




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