La musica di queste nove tracce (registrate con una formazione a tre che, oltre a De Rose, vede la presenza di Saber Rider al sintetizzatore, ai loop e ai sample e di Dimitris Foken alle prese con violino, chitarra e loop) nasce dall’incontro libero tra free-improvisation, sperimentazione rock, free-jazz, ambient, modern-classical, noise ed elettronica, per cui il risultato è qualcosa di assolutamente instabile e sfuggente, come ben dimostrato dall’iniziale “Tiatomo I”, guidata dalle spirali estatiche e sempre più imperiose del violino. Nel secondo movimento, la batteria passa da pattern circolati a crescendo poliritmici, mentre folate di synth disegnano panorami galattici e il violino aggiunge sfumature oniriche. La sensazione è quella di essere al cospetto di uno strano rituale sospeso tra Terra e Spazio cosmico.
Dopo il breve galoppo percussivo, fitto di miraggi tropicali, di “Tiatomo III”, “Tiatomo IV” ci immerge in un gioco di timbri, echi e spazzolate jazzy che mimano il respiro di galassie lontanissime, orchestrandolo con telepatico stupore (più avanti, “Tiatomo VII” si muoverà lungo le stesse coordinate, facendo però leva su texture più oblique).
Il quinto movimento realizza, invece, un mosaico di armonici di chitarra in loop minimalista, brontolii distorti, rombi subsonici, feedback modulati e scariche batteristiche. Il risultato è una sorta di rumore geometrico. Un caos architettonico. Toni solenni possiede, invece, “Tiatomo VI”, un brano che mentre fa pensare ai primissimi Golden Palominos, rilascia anche strane suggestioni Birdsong Of The Mesozoic.
Dissonanze chitarristiche lasciate andare alla deriva in un clima ansiogeno (“Tiatomo VIII”) e cupe dissolvenze di synth fronteggiate dalle scintille vagamente indianeggianti del violino (“Tiatomo IX”) ci accompagnano, quindi, verso l’uscita, consapevoli di aver fatto uno dei viaggi sonori più affascinanti ed enigmatici dell’anno.
(11/11/2020)