Un ragazzino scalzo che calcia un pallone semi-sgonfio su un campo polveroso: può forse esistere un'immagine più fieramente terzomondista? Non fosse che, a differenza del Sudamerica, all'Africa il calcio non ha mai portato troppa fortuna, se non per i molti expatrié che hanno fatto carriera in squadre occidentali.
Ugola lacerata e versi a filo di rasoio, Art Melody prova comunque a scagliare il suo tiro in porta e, ancora una volta, è centro pieno. Più conciso e massiccio rispetto all'eccellente "ZOODO" (di cui mantiene gli imperiosi titoli uppercase), "Football Club Paysan" allarga il parco collaboratori disperdendo un po' di cupezza, senza rinunciare a mitragliare parole con precisione da cecchino.
Tra il blues assorto di "GOMDÉ", l'aspro fuzz di "BOUR BOURÉ" e le lusinghe hyperpop di "LOST KING", il banchetto imbandito è degno di una cerimonia. Menzione a parte per "PA NANA YE", ballata sdentata al crocevia tra Ali Farka Touré e Lonnie Holley, dolente come l'addio di un innamorato. Ventisei minuti diretti come una pallonata.
31/05/2023