La pandemia globale ha segnato e continuerà a segnare tantissima musica. Si tratti di canzonette registrate in salotto per esorcizzare questa enorme, comune ri-scoperta della vulnerabilità della nostra specie, che tanto amava ritenersi al di sopra di ogni legge naturale, o di album pensati in casa nel silenzio dell’isolamento e rifiniti poi in studio. Si muove in questo solco e va per certi versi oltre anche “Horizogon”, sesto disco (e progetto multimediale) del compositore ambient brasiliano Babe, Terror al secolo Claudio Szynkier che, tra musica e immagini, la pandemia tenta di rappresentarla.
Costretto all’isolamento da ben prima della pandemia a causa di una malattia autoimmune, il soundscaper di San Paolo conosce molto bene la materia e le sensazioni che si propone di trasporre in musica. Può dunque metterle in scena con destrezza e cognizione di causa, riuscendo a farci percepire la desolazione di un Brasile già straziato dal regime di estrema destra, al quale il Covid-19 potrebbe aver inferto un letale colpo di grazia.
I sei lunghi brani di “Horizogon”, che insieme totalizzano 50 minuti di riproduzione, sono associati al footage di "Os Pólos" catturato nei primi giorni di pandemia a San Paolo. Sono però così potenti da riuscire a evocare le strade deserte e il dolore di un popolo anche senza l’accompagnamento delle immagini. Nebbia, silenti palazzine di cemento trasformate in carcere dal lockdown, polvere che si accumula sui pavimenti delle sale gioco e delle piste da ballo lucchettate sono le immagini che sgorgano dall’ambient tetra delle varie “Scalar Vedromeda” e “Alcalis”.
Dal brusio di fondo emergono però linee jazz di sassofono, stralci di melodia al pianoforte, simboli di un popolo appassionato che lavora nel buio per la sua riscossa. Sensazione che emerge con forza quasi rinascimentale quando “Horizogon Squadra” fa emergere dalle tenebre cori e partiture modern classical. Un altro quadro degno di menzione è certamente “Salina Lumen”, con il suo lento andamento glitch-jazz catalettico e il suo fibrillante finale space.
Debitore dei grandi maestri dell’ambient, quanto di nomi più moderni e mai abbastanza celebrati come Murcof e Anton Rafael Irisarri, Babe, Terror rinuncia completamente al ritmo che, seppur blandamente, aveva caratterizzato le sue opere precedenti e senza chiederci il permesso ci costringe a una brutale immersione nell’inferno pandemico brasiliano.
14/10/2020