Suono e spazio. Esiste una connessione forte e ammaliante tra queste due forme, un legame alchemico che continua a rinnovarsi e a cui inevitabilmente non sfugge chi tra esse si muove in bilico. È il caso dell’artista audiovisiva Camilla Pisani, il cui nuovo lavoro su nastro, pubblicato dalla tedesca Midira, è interamente dedicato all’intrecciarsi di visioni e vibrazioni riferite alle interazioni emozionali tra musica e architettura.
Ispirata dalle opere di alcuni maestri moderni e contemporanei e con in mente le considerazioni di Goethe secondo cui "la musica è l’architettura liquida e l’architettura è la musica congelata”, la sound artist calabrese di base a Roma costruisce un personale percorso sonico, che mira alla restituzione del portato immaginifico scaturente dagli ambienti scelti e dalla materia di cui sono composti.
Dense volute sintetiche si espandono in costante evoluzione, generando algide strutture risonanti, che gradualmente disegnano liquidi volumi tra i quali muoversi cogliendone le diverse sfumature.
Alternando diverse consistenze droniche, modulando costantemente la luminosità delle frequenze elettroniche e interpolando trame pulsanti di differente intensità, Pisani ci conduce attraverso cangianti partiture estremamente vivide che si muovono tra austera solennità (“No Land Frequencies”), marcate progressioni ritmiche (“Music Makes Victims”), oscuro e ovattato incedere (“The Playground Of Resonant Hypotheses”) ed echi techno-siderali (“The Father´s Grip”), in un incessante succedersi di umorali cambi di prospettiva.
È materia sinuosa ed evanescente, solo a brevi tratti flebilmente granulosa e spesso scandita da battiti vitali, che scorre lungo una traiettoria cristallina e levigata, lasciando tracce profonde eppure in rapido dissolvimento. Una deriva sinestetica accattivante che mette ancora una volta in contatto due sfere sensoriali da sempre affini.
23/03/2020