Raccogliendo i cinque manufatti sparsi durante l’anno sotto forma di Ep, i Dirty Projectors mettono a nudo incertezze e nuove intuizioni del sempre eccitante tragitto artistico. Cinque opere d’arte, esposte in un museo forse non aperto al pubblico, campeggiano in copertina, quasi a rimarcare la libertà espressiva che sta dietro il progetto di "5Eps", salutando la rinascita dei Dirty Projectors come collettivo e non più come espressione in solitaria di David Longstreth.
Venti canzoni dalle quali ripartire per chissà quali interessanti novità per una band che non ha mai smesso di stupire. Un campionario creativo che dà anche molte risposte, soprattutto a chi è rimasto in attesa di un’evoluzione dell’ibrido stilistico di “Lamp It Rose”. Un primo riscontro giunge dalle intuizioni pop-soul di Felicia Douglas, che nel personale Ep “Flight Tower” incastra due gemme (“Lose Your Love” e “Self Design”).
C'è un discreto numero di canzoni che accarezzano i vertici creativi della band senza ripeterne l’estetica o la sostanza. Maia Friedman nel suo solare set “Windows Open” pesca nella tradizione più folk della band, con un ritornello pop tra i più accattivanti del lotto (“Overlord”) e un chamber-folk che si candida al top del progetto (“Search For Life”).
Spiazzante come al solito, David Longstreth rispolvera il suo amore per João Gilberto nel capitolo “Super João”: quattro brani di bossa nova che, al di là della più jazzy-soul “Holy Mackerel”, non vanno oltre un piacevole capriccio stilistico.
Con l’Ep di Kristin Slipp “Earth Crisis” vengono ristabilite le primigenie velleità sperimentali dei Dirty Projectors, una mini-suite in quattro parti dove a farla da padrone sono una sezione archi recuperate dagli archivi che grazie all’intersezione con il brio soul della voce mandata in loop regala al progetto uno dei momenti più suggestivi (“Eyes On The Road”). Quattro segmenti che hanno il fascino di una sinfonia post-neoclassica, tra sprazzi r&b in noir e una drammaturgia lirica incantevole (“Now I Know”).
Corale e riassuntivo, l’ultimo Ep “Ring Road” flirta con il beat (“Por Qué No”), conferma le recenti anomalie soul (“Searching Spirit”) e infine centra un’altra piccola perla da inserire nel canzoniere supremo della band, ovvero “No Studying”: sghemba meraviglia stilistica tra lampi acustici, un ritornello irresistibile e una insana voglia di rock che la band smorza con geniale irriverenza, ultima follia prima che “My Possession” riassuma tutto e niente del gradito ritorno alla versatilità dei Dirty Projectors.
11/01/2021
Windows Open
Flight Tower
Super João
Earth Crisis
Ring Road