Inizialmente spiazzante, subito dopo la rivisitazione del grande classico di Tom Petty "Runnin' Down a Dream" dal capolavoro "Full Moon River". Spogliato d'ogni grinta rock, il brano viene avvolto dalla soffusa e intrigante atmosfera, inserendosi perfettamente nel mondo sonoro e tematico di "There Is No Other". Sì, perché uno dei cardini dell'opera è l'invito a vivere questo sogno, a farlo proprio, correndone i rischi. Lo dichiara esplicitamente la Campbell alla fine di "Vultures":
Don't you cry, don't you weep
Time to fly, make a leap
Stand tall
Heart on your sleeve
Dream the dreamer
There is magic, believe
Un'empatia, un sentimento capace di trascinare verso l'alto i passaggi più intensi: "The Heart Of It All", "Hey Word" e "The National Bird Of India". Prodotto e arrangiato egregiamente, l'album alterna passaggi più indie-pop scanditi da drum machine e synth - "Ant Life" - e altri più folk screziati di lieve psichedelia ("See Your Face Again", "Rainbow"), come la colorata copertina suggerisce. Chiuso da "Below Zero", "There Is No Other" presenta - nel bene e nel male - ciò che ci sia apettava dalla cantante: un'indiscutibile bravura e grazia nel dipingere acquerelli musicali, ma anche una tracklist che nella totalità dei suoi tredici brani tende ad annoiare. Rileggendo in maniera ironica il titolo del disco, la Campbell sembra voglia far sapere fin dall'inizio all'ascoltatore verso cosa andrà incontro: nonostante i tanti anni di lontanzanza, il suo mondo alla fine non è cambiato. Non c'è altro.
(13/02/2020)