Nel nuovo disco a nome Myrkur la musicista danese Amalie Bruun abbandona completamente il black metal degli esordi (“M” del 2015) a favore di un etereo folk intriso di spirito nordico, dando così respiro a un emozionante viaggio nella musica tradizionale scandinava. Con “Folkesange” si porta a compimento la svolta che il precedente album, “Mareridt” (2017), faceva già presagire.
Bruun qui compie un vero tour de force a livello vocale, riadattando antichi canti in chiave contemporanea anche attraverso il kulning, una complessa e affascinante tecnica vocale femminile per richiamare le mandrie al pascolo. Non passa in secondo piano il sapiente uso di strumenti tradizionali scandinavi come la nyckelharpa, la lira e la mandola, suonati da lei stessa dopo un intenso e proficuo periodo di studio e ricerca. “Folkesange” mette in scena anche sonorità spelmanslag e polska, antiche musiche svedesi e danesi legate a feste e balli tradizionali che hanno negli strumenti ad arco il loro cuore danzante e pulsante.
Con un rigore filologico che sorprende per acutezza e profondità, Myrkur ha realizzato una pietra miliare del folk nordico contemporaneo, proseguendo sulla strada maestra tracciata da gruppi come gli svedesi Garmana. A dare man forte all’artista danese in questo caso c’è proprio la viola e la talharpa (altro strumento ad arco scandinavo) di Stefan Brisland-Ferner dei Garmana, mentre al violoncello troviamo la talentuosa musicista inglese Jo Quail. Infine, alle percussioni c’è Kristian Uhre, già membro di Euzen e Synergy. L’album riesce a intercettare le suggestioni rituali di gruppi come Wardruna ed Heilung, seppur in chiave più melodica e celestiale ma sempre dalla forte e decisa spiritualità norrena. Non è un caso che a produrre “Folkesange” sia stato proprio Christopher Juul, membro del trio nordic ritual folk Heilung. La canzone iniziale “Ella” vede anche la partecipazione della cantante di Heilung e Euzen, la norvegese Maria Franz.
A livello di testi, in massima parte in lingua danese, troviamo molti riferimenti alla mitologia norrena. Si ascoltino in particolare “Leaves Of Yggdrasil” (in lingua inglese) e l’evocativa ed oscura “Tor I Helheim”, brano che narra la discesa del dio Thor nel regno della dea dell’inferno Hel. Tra i pezzi in inglese spicca anche la classica “House Carpenter”, popolare ballata scozzese interpretata in passato anche da Joan Baez.
Lo strumentale “Svea” invece è dedicato a una figura mitologico-letteraria dal forte spirito patriottico, quella Madre Svea personificazione della Svezia risalente al diciassettesimo secolo, spesso raffigurata in statue e dipinti come una skjaldmær (una shield-maiden) o una valchiria, emblema di una femminilità mai sottomessa, al contempo madre e guerriera come sa essere Myrkur. Di recente Amalie Bruun ha avuto il suo primo figlio e chi ha avuto il piacere di vederla dal vivo alle prese anche con il suo lato oscuro black metal sa quanto spirito battagliero sia capace di esprimere la danese sul palco.
L’album esce per Relapse Records in formato vinile (in più edizioni e colori), cd e digitale e mostra in copertina un quadro del pittore norvegese Hans Dahl (1849 - 1937) famoso per i suoi dipinti paesaggistici dei fiordi.
Non si può che rimanere soddisfatti dalla svolta di Myrkur. Nuovi rigogliosi rami sono cresciuti dall’oscurità delle radici black metal degli esordi, una dimensione che permette al folklore nordico di incarnarsi in forme contemporanee capaci di affascinare e stupire legandosi con equilibrio alla terra, alla natura e alla tradizione. Forme sempre intrise di sostanza e sincera spiritualità, una strada da seguire tra le rovine di una modernità senza storia e respiro. Del resto, come scriveva il poeta romantico tedesco Friedrich Hölderlin, “dove c'è pericolo cresce anche ciò che salva”.
01/04/2020