Wardruna

Wardruna

Il suono delle rune

I Wardruna cantando il suono delle rune hanno esplorato nuove vie per il folk nordico, infondendo nuova linfa vitale ai vecchi miti e alle antiche leggende. Dalle fonti più oscure ed esoteriche alla trilogia dedicata all’alfabeto runico, la band norvegese ha percorso una via personale e poetica alla ricerca di una spiritualità fiera e libera, dalle mille radici e diramazioni

di Marco De Baptistis

Nel profondo Nord qualcosa di antico sembra essere sopravvissuto al tempo e alla storia, ben nascosto nel sangue e nei boschi scandinavi. Oggi è tempo per le antiche leggende di incarnarsi in nuove forme musicali capaci di evocare ancora gli antichi retaggi. La musica dei Wardruna è un caso molto interessante di rinascita e attualizzazione dello spirito norreno. Più che un lavoro strettamente filologico sulla musica folk dell’Europa settentrionale (presente più per la parte dei testi che per quella strettamente musicale) è un rituale atto a risvegliare qualcosa che dorme sotto la coltre della modernità. Si tratta non tanto di celebrare il passato scomparso, ma di cogliere la spiritualità profonda che animava i propri avi con l’intenzione di condividerla con i contemporanei attraverso un linguaggio attuale ed efficace. È un modo per offrire agli ascoltatori di oggi qualcosa di nascosto e immutabile nella sua più limpida essenza: il sentimento di un’Europa precristiana originaria, fiera e libera come quella degli antichi Vichinghi, un mito che si perde e sfuma nella leggenda di Thule e della terra degli Iperborei.

Wardruna non cerca di tornare a un passato romantico o di ricreare la musica suonata mille o duemila anni fa (sarebbe anche abbastanza arduo, dato la scarsità delle fonti di una cultura tramandata principalmente per via orale), ma di rendere di nuovo vivi i miti e le antiche leggende. Il risultato è una sorta di musica ambient oscura, ma realizzata totalmente con strumenti acustici, molti dei quali sono stati realizzati interamente a mano per l’occasione utilizzando corna di capre, pelli di cervo e legname legato al territorio norvegese. Il tutto è accompagnato da una rivisitazione contemporanea dell’antica tradizione del galder, una forma di antico canto sciamanico.
L’uso delle percussioni rimanda a scenari di leggendarie e sanguinose battaglie vichinghe raccontate dagli scaldi, i poeti presso le corti scandinave, davanti a un provvidenziale fuoco ristoratore. Del resto, quella dei Wardruna è musica per affrontare i lunghi e freddi inverni, perché, come sosteneva Georges Dumézil, “un paese che abbia perduto le sue leggende […] è condannato a morire di freddo. […] Ma un popolo che non avesse miti sarebbe già morto”.

L'alba della nuova onda ritual folk nordeuropea

wardruna_2Lo stile dei Wardruna è abbastanza distante dalle varie forme di folk-rock o di viking metal, pur mantenendo un legame d’ispirazione e di contenuti affini con gruppi come gli svedesi Garmarna o con i Bathory degli anni Novanta.
Solo in parte, i Nostri potrebbero essere associati al neofolk (o meglio pagan-folk) di artisti come i Fire + Ice di Ian Read, i Changes, i Blood Axis e Freya Aswynn (collaboratrice quest’ultima di Current 93 e di Sixth Comm/Mother Destruction). Anche qui si tratterebbe di un’affinità di temi legati all’uso delle rune e all’interesse preminente per l’etenismo, più che un’affiliazione strettamente stilistica e musicale.
In realtà, i Wardruna, dalla loro nascita nei primi anni del Duemila, hanno ispirato diversi gruppi e progetti, dando vita a quella che si potrebbe definire la nuova onda Nordic Ritual Folk, genere in parte distante da quello di gruppi folk più tradizionali, come, ad esempio, i tedeschi Faun. Si pensi a nomi come Draugurinn, Forndom, Heilung, Nytt Land, Osi and The Jupiter, Leidungr e Níundi, tutti debitori del nuovo stile messo in campo dai norvegesi.

I musicisti che compongono i Wardruna provengono in massima parte dall’ambito del black metal. Tutto ha origine nel 2003 ad opera Einar Selvik, anche conosciuto con il nome d’arte di Kvitrafn. Selvik era stato batterista dei Gorgoroth dal 2000 al 2004. La band di Bergen aveva turbato le platee con le sue esibizioni cruente a base di teste di pecore impalate e finte crocifissioni, manifestando all’epoca uno degli approcci più satanisti, estremi e violenti in campo black metal. C’è anche una famosissima foto di Peter Beste che ritrae un inquietante e iconico Kvitrafn per le strade di Bergen con il tradizionale “corpse paint” (diversi anni dopo Selvik si farà fare un'altra foto nella stessa strada ma, questa volta, senza trucco e con accanto suo figlio). Oltre ai Gorgoroth, Selvik esplora in quegli anni anche ambiti vicini al pagan/black più oscuro con i suoi progetti Jotunspor e Det Hedenske Folk, dando così un primo sfogo alla sua passione per le antiche saghe scandinave.
Terminata la fase black metal, Selvik è deciso a percorrere nuove strade, trovando un suo stile personale nell’ambito del folk nordico. Fonda così i Wardruna, portando con sé anche l’ex-cantante dei Gorgoroth, Kristian Eivind Espedal, meglio conosciuto come Gaahl. Il trio si completa con la cantante Lindy-Fay Hella, artista all’epoca poco nota ma che diverrà ben presto una delle voci femminili più affascinanti e caratteristiche del genere (nel settembre 2019 è uscito "Seafarer", suo album solista pubblicato per Ván Records).
Selvik in diverse interviste ha dato varie risposte riguardo al significato del nome Wardruna: “custode dei segreti”, “colui che sussurra" e “guardiano delle rune”. Quel che è certo è che una patina di mistero e di fascino esoterico ha sempre circondato il progetto.

La trilogia delle rune

wardruna_0_01Il 19 gennaio del 2009 esce il primo album della trilogia del Runaljod, termine che in norvegese antico significa “Suono delle rune”. L’album è pubblicato su Indie Recordings e s’intitola Runaljod - Gap Var Ginnunga. La trilogia s’ispira alle ventiquattro rune dell'antico Futhark, sistema di scrittura usato dalle tribù germaniche. Ogni runa è anche portatrice di significati magici e divinatori, oltre a essere legata anche all’invocazione degli dei. Il disco di debutto è dedicato principalmente a una serie di otto rune (algiz, berkanan, dagaz, haglaz, jera, kauna, laguz e thurisaz).
Einar Selvik, che qui si firma ancora Kvitrafn, è accompagnato, oltre che da Gaahl e Lindy Fay Hella alle voci, anche dal musicista folk Hallvard Kleiveland. Quest’ultimo utilizza un hardingfele, strumento a corde, in parte simile a un violino, appartenente alla tradizione folklorica norvegese. Gli altri strumenti sono tutti suonati da Selvik per la registrazione dell’album, che avverranno sia in studio, sia all’aperto in “connessione” con le diverse rune utilizzate.
Il ginnungagap significa letteralmente “vuoto che sbadiglia”, il vuoto primordiale alla base della cosmogonia norrena, e viene menzionato nel Gylfaginning, il testo iniziale dell’Edda in prosa di Snorri Sturluson che racconta la nascita e la distruzione degli dei. Tutto il disco ruota attorno al tema della nascita dei "nove mondi" che compongono la cosmogonia norrena, in particolare del contrasto tra Niflheim, fatto solo di ghiaccio eterno, e il mondo del fuoco rovente, Muspellheim. Secondo il mito, il vapore scaturito tra i due avrebbe riempito il vuoto dando il via alla creazione dei giganti e degli dei.
“Heimta Thurs” e la conclusiva “Thurs” mettono in campo un folk/dark-ambient realmente terrorizzante, specie nel finale. La voce sciamanica di Gaahl in “Kauna” emerge sottilmente inquietante e ipnotica, aprendo la strada alla micidiale doppietta formata da “Algir - Stien Klarnar” e “Algir – Togntale”, dove la lingua del silenzio ci mostra vecchi percorsi all’interno della foresta più buia.
Nel 2010 i Wardruna si esibiranno all’interno del Vikingskipshuset på Bygdøy, famosissimo museo nei pressi di Oslo, dove sono custoditi i resti originali delle navi vichinghe, sancendo così la loro connessione con il patrimonio storico e culturale norvegese.

La seconda parte della trilogia esce nel 2013 ed è interamente dedicata allo Yggdrasil, un enorme albero che, secondo la mitologia norrena, si erge al centro del cosmo unendo i Nove Mondi. Come viene raccontato nell’Hávamál (testo fondamentale dell’Edda poetica) Odino si sacrificò impiccandosi all’albero della vita per ricevere il dono della conoscenza delle rune e dell’arte della loro divinazione. Anche Runaljod – Yggdrasil è pubblicato in origine per Indie Recordings. Nell’opera le voci di Selvik, Gaahl e Hella trovano un fantastico equilibrio, capace di creare mantra oscuri quanto affascinanti già a partire dal brano iniziale, quel “Rotlaust Tre Fell” con il suo coro evocativo e il suo incedere marziale.
Anche qui sono state scelte otto rune (ansuz, eihwaz, ehwaz, fehu, gyfu, ingwaz, naudiz e sowelu) per ispirare le undici tracce del lavoro. Anche quest’album è stato registrato all’aperto e nello studio Fimbulljóð di Selvik. Il disco vede anche la partecipazione del compositore islandese Hilmar Örn Hilmarsson e del cantante folk Steindór Andersen. Il risultato è un lavoro che cattura tutta la magia dei paesaggi scandinavi e islandesi per trasportarci in un viaggio mistico e rituale in terre incognite e selvagge. Nelle tracce di Yggdrasil risuona la forza del temporale, del mare in risacca che si scaglia inesorabile contro la scogliera.
Tra suggestioni tribali che evocano notti nordiche, foreste e ululati, spicca la coinvolgente “Fehu” dove emerge soprattutto la voce femminile di Hella. Altro punto nodale dell’album è la magnifica “Helvegen” (letteralmente “la via per l’inferno”), probabilmente uno dei brani più conosciuti dei Wardruna, che nel finale cita letteralmente dei versi dell’Hàvamàl:

Deyr fé,
deyja frændr,
deyr sjalfr it sama,
ek veit einn,
at aldrei deyr:
dómr um dauðan hvern.

Cattle die,
Friends die,
So, too, must you die.
I know one,
That never dies;
Judgement of a dead man's life

Il brano è capace di evocare i feroci campi di battaglia dove i vichinghi si massacravano ansiosi di entrare nelle sale del Valhalla, un luogo abitato solo dai più valorosi guerrieri. Il giudizio, la reputazione e l’onore del proprio sangue erano le cose più importanti per loro. Agli altri era concesso solo il vagare nel regno di Hel, dimora dei morti, liberi da tutti i legami e da tutte le preoccupazioni terrene.
Yggdrasil è senza dubbio il disco più famoso dei Wardruna, anche grazie all’uso nel 2014 di diversi brani per la fortunata serie televisiva "Vikings", in onda sul network History. Lo stesso Selvik appare come attore in diverse puntate dello show e ne scrive in parte le musiche assieme a Trevor Morris.

Nel frattempo la fama cresce e i Nostri suonano dal vivo in lunghi tour in Europa e in America reclutando svariati musicisti. In questo periodo realizzano anche una versione dal vivo di “Helvegen” con la cantate pop norvegese Aurora e si esibiscono in trasmissioni televisive allo Store Studio norvegese. Inoltre, Selvik si accompagna a vere e proprie orchestre per suonare la colonna sonora di "Vikings" e inizia a registrare nuovo materiale inedito basato con piglio filologico sui testi degli scaldi.
Nel 2016 esce anche il primo disco a firma Ivar Bjørnson & Einar Selvik, Skuggsjá (A Piece For Mind & Mirror), cui fa seguito nel 2018 il nuovo album, Hugsjá. Siamo dalle parti di un viking folk con venature prog che qui ben si sposa con il sound rituale dei Wardruna. Del resto, cosa aspettarsi da una collaborazione con Bjørnson, il chitarrista dei leggendari Enslaved? Entrambi i lavori non dovrebbero mancare a tutti gli appassionati di certe sonorità: sono un puro tributo alla storia della Norvegia e alla passione dei suoi abitanti per la navigazione. La coppia realizzò anche le musiche per la commemorazione del duecentesimo anniversario della costituzione norvegese nel 2014.
A questo punto, Gaahl abbandonerà i Wardruna per dedicarsi ad altri progetti, dando vita così alla sua nuova band black metal, i Gaahls Wyrd.

wardruna_1Runaljod – Ragnarok esce il 21 ottobre del 2016 ed è il terzo e ultimo album dedicato al “suono delle rune”. L’aver realizzato le musiche per una serie televisiva ha indubbiamente aiutato i Wardruna a raggiungere un pubblico molto più vasto rispetto a quello che generalmente ascolta certe sonorità di nicchia. Non a caso il disco balza al primo posto nella Billboard World Music Album Charts negli Usa e in Canada. Molte date del tour sono andate sold-out e si sono dovute aggiungere altre date.
L’album ruota attorno al mito del Ragnarok, ovvero, la battaglia finale della luce e dell’ordine contro le tenebre e il caos. Alla fine, lo Yggdrasil verrà distrutto, ma un nuovo ordine e nuovi dei rinasceranno in un tempo che è ciclico, nell’eterno ritorno. È una visione molto lontana da quella dell’apocalisse giudaico-cristiana.
A livello musicale, la caduta degli dei è resa con la cavalcata marziale iniziale di “Tyr” (brano che prende il nome dal Dio della guerra norreno) e dalla runa tiwaz. Qui i suoni dei corni (i bukkehorn norvegesi) chiamano i guerrieri alla battaglia finale. In “UruR” possiamo ascoltare dei campionamenti di animali da pascolo, cui segue un mantra percussivo che ci narra di un tragico viaggio verso luoghi sconosciuti, una via per il macello, subito prima della splendida “Isa”, in cui lo stratificarsi delle voci si accompagna a percussioni del ghiaccio registrate a Geilo, sulle montagne norvegesi. La strumentale “MannaR – Drivande” e la corale “MannaR – Liv” chiudono la prima parte del lavoro con un’enfasi emotiva che monta sulle note della klavik lira, altro strumento tradizionale norvegese a corde.
La seconda parte si apre con “Raido”, brano oggetto anche di un video in cui vediamo Selvik cavalcare un cavallo, probabilmente di razza fjord, mentre si torna al tema del viaggio verso l’ignoto, inteso come un passo necessario verso la rigenerazione spirituale. È nel brano “Odal” che avviene la rinascita: un coro formato da voci maschili, femminili e persino da voci bianche, illumina di speranze una tradizione e una cultura che non possono essere cancellate e spazzate via. L’Odal (Ôþalan) è la runa dell'eredità e della prosperità, simbolo della legge e dell’ordine nuovo che rinascerà dal caos del Ragnarok. Alla fine, “Wunjo” e “Runaljod” chiudono il lavoro con un attestato d’amore per l’esistente e il creato, dopo che le ceneri si sono posate sul terreno.
Paradossalmente, un concept sulla fine dei mondi e sulla guerra più distruttiva per eccellenza si apre nel finale alla speranza di nuova età dell’oro chiudendo in questo modo la trilogia delle rune.

Uno scaldo veggente per il nostro tempo

wardruna_skaldEinar Selvik torna dopo il “Ragnarok” nelle vesti di uno scaldo, un poeta delle antiche corti vichinghe scandinave. Snake Pit Poetry è un’uscita del 2017 solo a suo nome. Si tratta di un singolo dedicato alla morte di Ragnar Lodbrok, eroe leggendario protagonista anche della serie tv "Vikings".
Ad accompagnare Selvik questa volta è la voce della cantante islandese Hilda Örvarsdóttir. Il brano racconta l'atroce morte di Ragnar per mani di Re Ella, sovrano del regno di Regno di Northumbria. Il re fece gettare l'eroe vichingo in un pozzo pieno di serpenti e il testo da voce agli degli ultimi pensieri di Ragnar prima di spirare.
L’Ep anticipa il nuovo album dei Wardruna.

Con Skald, uscito nel 2018 per By Norse, siamo di fronte a un ritorno eccezionale per qualità e intensità poetica. In una visione minimale e solitaria in cui lo scaldo assume il ruolo di sciamano, la voce di Selvik ci trasporta in mondi altri e liminari. Trasmettendo un’antichissima tradizione orale, in parte trascritta nell’Edda Poetica, il Nostro si fa cantore di quella "profezia della veggente" che racconta il ciclo di nascita e morte dei nove mondi.
Per la realizzazione di “Skald”, Selvik ha utilizzato tre strumenti musicali tradizionali legati al folklore scandinavo: una kraviklyra, lira norvegese originaria del Tredicesimo secolo; una talharpa, strumento ad arco a quattro corde, e un bukkehorn, ovvero un corno di montone riadattato come strumento a fiato. Il vero protagonista dell’album, però, è la voce umana, qui capace di creare atmosfere ipnotiche e spalancare letteralmente le porte del Valhalla.
Qui con un rigore quasi da etno-musicologo, Selvik costruisce una visione moderna dei canti scaldici che qui, rispetto ai precedenti dischi dei Wardruna, è sicuramente più rispettosa della tradizione. Nei testi emerge la passione di una ricerca veramente accurata. Nella title track troviamo, ad esempio, le parole risalenti al Decimo secolo attribuite a Bragi Boddason, il primo scaldo conosciuto di cui ci sia giunta testimonianza scritta. “Ein Sat hon uti” e “Voluspá” prendono a prestito parti della profezia della veggente. “Ormagardskvedi” è ispirata al testo della saga di Ragnarr Loðbrók, mente “Sonatorrek” è un componimento poetico risalente all’anno 960, attribuito allo scaldo islandese Egill Skallagrimsson.
Anche quando canta a cappella in “Sonatorrek”, l’artista norvegese riesce a trasmetterci tutto il fascino di un patrimonio culturale che oggi è più che mai necessario conservare e trasmettere alle nuove generazioni, magari come antidoto alla decadenza e alla vanità/vacuità del nostro tempo.

In attesa del loro nuovo album, i Wardruna tornano con un brano inedito, "Lyfjaberg (Healing-mountain)", dedicato al mito norreno della montagna sacra dove dee e valchirie attendono. Sulla montagna della guarigione un posto di primo piano spetta proprio ad Eir, dea/valchiria associata all'abilità medica. Lyfjaberg esce come singolo da ByNorse nel formato di un vinile bianco 12" in edizione limitata.
Come dichiarato dagli stessi Wardruna, "Scalare la montagna della guarigione è un viaggio per la mente e lo spirito tanto quanto per i piedi e il corpo. Qualunque cosa di vero valore ha un costo reale". Il video che accompagna il brano è stato girato principalmente sui monti dell’isola di Tustna, in Norvegia, all'inizio di maggio durante tre giorni di neve incessante.

L'uscita del nuovo album Kvitravn (ovvero "corvo bianco"), prevista inizialmente per l'estate 2020, è slittata a gennaio 2021. L’attesa è stata lunga ma ne è valsa la pena. Il disco è l’ennesima conferma che il Nordic Ritual Folk gode di ottima salute. La creatura di Einar Selvik, principale esponente del genere, giunge alla sua quinta prova su lunga distanza. Siamo di fronte ad un lavoro molto valido, capace di esplorare un immaginario sempre più complesso e affascinante, qui legato in particolare ad antiche tradizioni nordiche riconducibili ad una dimensione “animista”. Terminata la trilogia dedicata al suono delle rune e dopo aver approfondito la poesia e la prosa scaldica, i Wardruna si concentrano su una ricerca spirituale che vede la natura come un luogo di unità e guarigione da riconquistare con fatica e dedizione.
“Kvitravn”, a partire dalla sua title-track, prende le mosse da alcune leggende sugli animali sacri bianchi che si trovano nelle culture nordiche (ma non solo). Queste creature spettrali sono nelle tradizioni animiste viste come profetiche, dei messaggeri divini e guardiani che rappresentano il rinnovamento, la purezza e un ponte tra i mondi.
“Grá” (Grigio), invece, è un brano dedicato alla figura del lupo. Il testo si sofferma sull’antico legame tra animale e essere umano, cercando di affrontare e riconoscere il costo, la responsabilità di essere parte del tutto. Anche per questo brano è stato realizzato un video che anticipava l’uscita dell’album.
“Andvevarljod”, presentato in anteprima in occasione del solstizio d’inverno 2020, vede la partecipazione di diversi cantanti tradizionali norvegesi Kirsten Bråten Berg, Sigrid Berg, Unni Løvlid e Ingebjørg Reinholdt che qui danno man forte a Lindy-Fay Hella e a Selvik. “La canzone dei tessitori di spiriti” così potrebbe tradursi “Andvevarljod”, esplora le divinità nordiche del destino (le Norne), il filare dei fili della vita e l’idea comune ai norvegesi e al popolo Sami che lo spirito di una persona sia collegato al vento, sia prima, sia dopo la nascita. Il lungo brano di oltre dieci minuti si pone a suggello di un lavoro che conferma lo stato di grazia dei Wardruna.

Il suono delle rune riscoperto dai Wardruna ci suggerisce che un certo sentire dalle radici antichissime è sempre stato lì, magari nascosto da un velo sottile. Lo scaldo si fa testimone del tempo ciclico in una cosmogonia complessa come quella della mitologia norrena, che lega l’essere umano agli dei e al tutto: l’albero del mondo dalle mille radici e diramazioni.

Wardruna

Discografia

WARDRUNA
Runaljod - Gap Var Ginnunga (Indie Recordings, 2009)
Runaljod – Yggdrasil (Indie Recordings, 2013)
Runaljod - Ragnarok(By Norse Music, 2016)
Skald (By Norse Music, 2018)
Kvitravn(By Norse Music, 2021)
EINAR SELVIK
Snake Pit Poetry(Ep, By Norse Music, 2017)
IVAR BJORNSON & EINAR SELVIK
Skuggsjá(A Piece For Mind & Mirror) (By Norse 2016)
Hugsjá (By Norse 2018)
LINDY-FAY HELLA
Seafarer (Ván, 2019)

Pietra miliare
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Raido 
(da Runaljod - Ragnarok, 2016) 

Voluspá
(da Skald 2018)

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