Immergersi nella profondità del proprio sentire, alla ricerca di un’essenza offuscata dal rumore del mondo che ci circonda e sovrasta. In un universo artistico segnato sempre più da un incessante e fin troppo sostenuto ritmo di produzione, si segnala come una feconda anomalia la presenza di Martina Betti, brillante tessitrice di trame risonanti nota sotto l’alias Shedir, che a ben oltre due anni dal brillante “Falling Time” torna con un nuovo, affascinante viaggio sonico, ancora una volta sotto la supervisione di Lawrence English, che da quell’esordio riparte per ampliarne contenuti e suggestioni.
Vividi flussi di coscienza, torrenti emozionali che scavano nel labirinto della mente sono ciò che “Finite Infinity “ contiene, un susseguirsi di vitali tracciati che si estendono sinuosi attraverso un cielo ancora una volta plumbeo, eppure mai apocalittico e asfissiante. Dalle dense nebbie droniche, fitto substrato dentro cui il suono si sviluppa, emergono ruvide frequenze sintetiche, scie armoniche e trasfigurati echi ambientali solo a tratti riconoscibili, che guidano la narrazione definendo atmosfere coese ma mai esattamente sovrapponibili.
È un navigare inquieto tra saturi vapori improvvisamente percorsi da nervose correnti elettriche che rischiarano il buio come fulmini in una notte tempestosa (“You Hear Rise The Secret Wind Behind The Brain”), movenze liquide da cui si ergono deflagranti moti ascensionali (“Then Swims Your Head”) e ribollenti derive magmatiche (“A Cosmic Game”). Un palpito fremente in moto perpetuo che giunge, nel momento centrale dell’album, a una dilatata stasi contemplativa, permeata dai riverberi spirituali del mezoued di Nicola Agus, perfetto innesto in un ipnotico oceano di sospeso suono (“Before The Last Light Is Blown”). Un rarefatto frammento segna la ripartenza (“Flicker”) introducendo a un volo pulsante, parzialmente obliquo (“Quickly Blood”) e a una successiva sulfurea navigazione, scandita dai flebili battiti delle percussioni di Andrea Peddis/Korium (“Conceive These Images In Air”), perdendosi infine verso un nebuloso orizzonte attraversato da granulosa materia siderale (“Beyond The Line”).
Un’immaginifica discesa nell’enigmatica oscurità dell’animo umano, dove spazio e tempo perdono forma e significato per aprirsi verso l’insondabile infinito.
17/09/2020