Da incendiario a pompiere in tempo record, Achille Lauro ha compiuto nella sua breve carriera già molti cambi di pelle. Lontani ormai i tempi dell'hip-hop e delle curiose declinazioni samba-trap del remix di "Thoiry" (2018), ma anche quelli del più composto e nostalgico pop-punk-rock di "1969" (2019). Solo nel 2020 ha aggiunto anche un breve tributo alla musica dance, il curioso e ruffiano settetto di riletture di "1990" e l'ancor più strampalato "1920 - Achille Lauro & The Untouchable Band", fatto di cover orchestrali del decennio ruggente. Ha chiuso così un'improbabile trilogia, alimentata dall'esposizione mediatica scaturita dalla partecipazione a Sanremo.
Nel 2021, neanche trentunenne, si propone al Festival come profeta dell'arte e dello spettacolo, in siparietti a volte tanto tronfi da risultare parodistici o semplicemente cringe. Che ormai la sua vicenda musicale sia più forma che sostanza lo conferma questo "Lauro", che per non sapere dove colpire va a sparare in direzione it-pop ("Solo noi", "Marilú") ma ancora ammiccando al rock del solito Vasco Rossi ("Femmina") e, perché no, facendo pure un balletto sul dancefloor ottantiano in "Latte+", che forse potrebbe essere il singolo destinato a rimanere in auge per l'estate. È la fotografia di un progetto contraddittorio e autoreferenziale che ha smesso anche di essere divertente, si trattasse anche di mero intrattenimento. Neanche un brano o un verso o un riff di quest'opera porta avanti altro che una vaga, spesso superficiale, estetica nostalgica, da loser ossessionato dal citazionismo e affamato d'attenzione.
Invece del ridicolo paragone con David Bowie, cui forse può aspirare nei suoi sogni più arditi, Achille Lauro è sempre più un ibrido fra Vasco Rossi e Renato Zero, ma in versione povera, pezzotta, e con l'aggravante di suonare come un tardivo imitatore. A seguirne le dichiarazioni, sarà il suo ultimo album: potrebbe quindi diventare un opinionista di successo nei salotti televisivi, o limitarsi a fare apparizioni in costume come un Mago Otelma dal passato hip-hop. Più probabilmente, rinascerà tra pochi mesi per saccheggiare un nuovo stile musicale, da rivendere alla massa come sensazionale progetto artistico di un genio incompreso. Ma il carnevale, con i suoi travestimenti, è bello anche perché dura poco.
05/05/2021