Clap Your Hands Say Yeah

New Fragility

2021 (CYHSY / Secretly Distribution)
indie-rock, indie-pop

Il successo di una voce e di un progetto particolari come quelli di Alec Ounsworth, ormai gestore in proprio della sigla Clap Your Hands Say Yeah, è spiegabile soltanto grazie alla vera e propria febbre per il cosiddetto indie che nei primi anni del decennio Zero colpì, partendo da Uk e Usa, l’intero globo. Ce ne innamorammo anche in Italia, tant'è che nel 2007 alcuni brani dei CYHSY furono inseriti nell’indimenticabile commedia di Gianni Zanasi “Non pensarci”.
A poco a poco, complici anche tre dischi che proprio non possono competere con i primi straordinari due, di cui uno - “Only Run” - anche piuttosto bruttino, l’interesse generale per Alex e per il suo progetto scemò inesorabilmente. Fregandosene il giusto, ossia molto poco, il newyorkese e la sua band, con ormai quasi venti anni di carriera alle spalle, raggiungono con “New Fragility” quota sei album.

L’euforia febbrile, quasi tarantolata, che deformava i Talking Heads strizzandoli in una delle danze più intriganti di inizio millennio in dischi come “Clap Your Hands Say Yeah” e “Some Loud Thunder”, è ormai estinta; cosicché la stridente cantilena nasale di Ounsworth galleggia oggi in una docile melanconia di mezz’età. Gli arrangiamenti propendono verso la pienezza da band cui già il precedente “The Tourist” aveva ridirezionato gli sforzi dei CYHSY, arrestando la marcia verso una maggior secchezza cantautorale iniziata, e dunque finita, con “Only Run”.
Tra armoniche dolenti, sintetizzatori e una chitarra acustica scheletrica, “Where They Perform Miracles” è l’unica concessione all’approccio del disco del 2014. Inizia particolarmente dimessa anche “Went Looking For Trouble”, che però si arricchisce via via di strumenti, fino a trovare il supporto di un incalzante sezione di archi e di un ritmo in levare.
La succitata malinconia vede il suo apice nel cuore pulsante del disco, un trionfo di archi carezzevoli e leggerezza negli arrangiamenti che ricorda con onestà gli anni migliori, coronando la nostalgia di un titolo come “CYHSY, 2005”. “Hesitating Nation” e “Thousand Oaks” mostrano invece più nerbo, sintetizzatori scintillanti e ritornelli da cantilenare a memoria.

Spetta a una piano ballad scassata e trista, intitolata “If I Were More Like Jesus”, chiudere un disco che non si avvicina alle vette di ispirazione dei primi anni di carriera dei CYHSY, ma che risolve la confusione di quelle ultime prove così indecise su dove andare, offrendo a Ounsworth un interessante punto di partenza per una nuova fase di carriera.
Sono nuove paure, nuovi dubbi e nuove preoccupazioni, quelle che Alec Ounsworth (classe 1977) ha incontrato una volta compiuti i quarant’anni. Una nuova fragilità, per dirla con il titolo del disco, che porta con sé un palpabile rinnovamento di ispirazione e rende il lavoro vibrante e compiuto.

17/02/2021

Tracklist

  1. Hesitating Nation
  2. Thousand Oaks
  3. Dee, Forgiven
  4. New Fragility
  5. Innocent Weight
  6. Mirror Song
  7. Cyhsy, 2005
  8. Where They Perform Miracles
  9. Went Looking for Trouble
  10. If I Were More Like Jesus

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