Nello sterminato elenco di artisti che hanno dovuto rimandare la possibilità di suonare dal vivo ci sono anche i Dust & The Dukes, band esordiente ma con già un lungo tour europeo in programma lo scorso anno prima dell'arrivo della pandemia. Peccato, poiché l'esordio omonimo è fatto apposta per essere apprezzato live.
Fortunatamente, la carica sonora del trio nato nel 2016 a Firenze e composto da Gabriel Stanza alla voce, tastiere e tromba, Enrico Giannini alla chitarra e dal batterista Alessio Giusti è ben impressa anche nelle tracce registrate in presa diretta ai SAM Recording Studio. Lo testimonia la seconda parte della conclusiva “Losing Tune”, ideale jam per infuocare le performance sul palco.
L'album di debutto è un lungo film western nel quale il vuoto delle immagini è colmato da testi e melodia, che danno vita a un suono capace di evocare i territori cari alla band, onnipresenti fin dal nome: i roventi deserti di un'America di frontiera, location ideale per ambientare le loro storie a tinte rock cantate in inglese (il frontman è italo-americano). Coinvolgente e ruvido l'inizio dell'album con “Run” e la successiva e più melodica “Secrets In The House”. Il singolo “Bueno's” è nel solco del blues potente dei Bud Spencer Blues Explosion, a cui i Dust & The Dukes hanno fatto anche da opening act quando ancora si poteva suonare dal vivo.
La cavalcata country “Just Fine” cede il passo al suono più sporco e arrugginito dei brani incastonati nel cuore dell'opera: “Sit & Listen”, “Plus 18” e “Life In A Bottle”, in cui al tappeto sonoro si aggiunge la sfumatura dell’organo Hammond di Uberto Rapisardi dei The Veils. A spezzare il treno-rock arriva la dolente “Feather”, una canzone che va ad anticipare il percorso di “Losing Tune” parte 1 e parte 2. La prima breve sezione è nel solco delle atmosfere del brano precedente, la seconda – come detto – chiude in crescendo l'ispirata mezz'ora.
17/02/2021