È uno a cui piace stupire, Travis "Lil Ugly Mane" Miller, uno dei grandi sperimentatori del southern hip-hop. Se con "Playaz Circle", il mixtape del 2011, si intuiva la volontà di fuggire da ovvietà ed etichette, il suo nome si è poi legato indissolubilmente al multiforme, psichedelico e assordante esercizio sul Memphis-rap di "Mista Thug Isolation" (2012). Da allora, invece che ripetere la formula, ha preferito continuare a reinventarsi, ma erano sei anni che non pubblicava un album con questo nome d'arte, mentre ha preferito sfogare la propria creatività in altri progetti.
"Volcanic Bird Enemy And The Voiced Concern" è il suo punto di vista sull'indie, con l'hip-hop che funge da linguaggio veicolare ma non da punto d'arrivo e con tanta psichedelia a contorno. Ci sono i campionamenti, una certa centralità del ritmo, una tendenza al collage post-moderno, ma il risultato fatica a configurarsi come un album hip-hop e, neanche a dirlo, anche come lavoro indie risulta assai atipico.
"Bird Enemy Car" mastica una domanda in loop ("Who are you?", non è un caso) mentre un pianoforte spazia libero e fanciullesco: è un insieme malinconico e onirico, proseguito nel motivetto infantile di "With Iron & Bleach & Accidents", deliziosa rilettura dello spirito di certi They Might Be Giants, e più in là dall'oldie "Styrofoam", con tanto di tip-tap, o dalla fantasia strumentale per organo di "Beach Harness".
"Benadryl Submarine" è un revival di certo crossover rap-rock, di quello praticato da Beck o dai Transplants. C'è spazio per il cantautorato sgangherato, anche jazzato ("Cold In Here", "Into A Life") e distorto ("Discard", "Headboard"), persino accelerato in modo comico come in "Broken Ladder".
Pur valendo soprattutto nel suo insieme, la surreale "Vpn", con un assolo di synth che brilla di malinconia, o l'apice naive di "Cursor", pop-blues clownesco che muta in house pigra, o ancora l'eterea cacofonia di "Porcelain Slightly", funzionano anche come brani singoli.
Il limite di questo vasto assortimento di pop-rock-psych-rap stravaganti non è nella fantasia dell'autore, confermata senza dubbio, ma nella sua creatività dispersiva, che stupisce ai primi ascolti ma non regge allo stesso modo nel tempo. All'entusiasmo della sorpresa - l'album indie di Lil Ugly Mane! - si sostituisce l'impressione che, tolta la combinazione genere-autore, questo non sia che un esempio di hip-hop che piace soprattutto a chi lo approccia in modo laterale, e che come album indie non sia poi nulla di eclatante, pur se interessante. È il suo "Atrocity Exhibition", una rilettura dall'esterno d'idee che già conosciamo da tempo.
25/11/2021