Manic Street Preachers

The Ultra Vivid Lament

2021 (Columbia / Sony Music)
pop-rock

La frase "I defend the middle ground" utilizzata da James Dean Bradfield in "Complicated Illusions", la settima traccia del 14esimo album dei Manic Street Preachers, è un'asserzione così pragmatica da sgombrare ogni dubbio sul fatto che la band gallese abbia ormai definitivamente abbandonato quella vis oltraggiosa che contraddistinse, in modo magniloquente, i fragorosi primi anni di storia, marchiati in maniera indelebile dalla distruttiva sofferenza personale di Richey Edwards.
"The Ultra Vivid Lament" è l'appropriata intestazione di un disco sostenuto dall'amore per il pop anni 70 con gli occhi coperti da quel velo di tristezza che caratterizza le storie indimenticabili che giungono al capolinea.

I testi proposti, da sempre una peculiarità di casa, sono tra i più autobiografici che Nicky Wire abbia mai scritto, intrisi di un forte senso di malinconica resa al passare del tempo. Tuttavia, nell'insicurezza che colora gran parte della scrittura si nasconde una mesta bellezza, come testimonia l'opener "Still Snowing In Sapporo", dalla quale emerge quella maestosa inquietudine widescreen di cui i Manics sono dei dannati maestri: galoppanti giri acustici à-la Johnny Marr e un raduno di ricchi accordi circondano le dolenti osservazioni esistenziali recitate dalla voce di Bradfield, al solito pulita e graffiante.
La tossicità dei social network e il nebuloso status della politica generale sono i protagonisti di "Orwellian", brano fin troppo chiaro nella sua sintesi dove, tra il suono scintillante del pianoforte e una palpitante linea di basso (quasi dance), il futuro guerreggia con il passato nel tentativo di annientarne ogni minuscolo dettaglio.

Per gli affezionati di vecchia data i giri armonici in chiaro stile ABBA che avvolgono il singolo "The Secret He Had Missed" potrebbero apparire oltremodo zuccherini, ma il contrasto vocale costruito sul featuring con Julia Cumming (Sunflower Bean) e le stratificate trame di chitarra disegnate con la consueta padronanza da Bradfield innalzano oggettivamente il livello medio della composizione.
La ricercata ballata per pianoforte "Quest For Ancient Color" strizza l'occhio al repertorio di Elton John e Billy Joel, laddove una pirotecnica accelerazione di Bradfield guida all'assolo più avvincente dell'intera scaletta, spinto a rievocare addirittura la magnifica "Motorcycle Emptiness" estratta dall'album d'esordio.

Mark Lanegan è l'ospite ideale per "Blank Diary Entry", con e-bow sparati attraverso le pedaliere, uno splendido riff baritonale e una frase d'apertura perfetta, calzata a pennello per la carismatica voce del loro vecchio compagno di tour: "In a garden full of locusts/ Pain was a crying man". Sprazzi dei vecchi Manics fanno breccia in "Happy Bored Alone", ode al potere ristoratore della solitudine, mentre note squillanti decorano un paesaggio sonoro ipnotico prima che Bradfield lo risollevi per il ritornello finale.
Nella conclusiva "Afterending" distruzione e pessimismo la fanno da padrone; le armonie corali si dilatano prima di essere annientate da un'affermazione posta a metà tra il fatalistico e il significativo: "The near future has been and gone", un messaggio programmatico che può essere letto come un addio, un pizzico d'indulgenza o forse l'inizio di una nuova era.

È ammirevole che i Manic Street Preachers continuino a trovare duratura ispirazione a circa tre decenni dai propositi di scioglimento, manifestati sia dopo la pubblicazione del loro primo album che in seguito all'oscura scomparsa di Edwards occorsa nel 1995. Poche band suscitano tanta adorazione, passione nonché animati dibattiti tra i fan e "The Ultra Vivid Lament" fungerà certamente da nuovo elemento per alimentarne di ulteriori.

15/09/2021

Tracklist

  1. Still Snowing In Sapporo
  2. Orwellian
  3. The Secret He Had Missed
  4. Quest For Ancient Colour
  5. Don't Let The Night Divide Us
  6. Diapause
  7. Complicated Illusions
  8. Into The Waves Of Love
  9. Blank Diary Entry
  10. Happy Bored Alone
  11. Afterending




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