SPIRIT OF THE BEEHIVE - ENTERTAINMENT, DEATH

2021 (Saddle Creek)
elettro-psych, experimental-rock
7.5

È una serata di delirio, ubriaca, di un’ebbrezza febbricitante, acida, intrattenimento delirante, malato e pericoloso, è il nuovo disco degli SPIRIT OF THE BEEHIVE, “ENTERTAINMENT, DEATH”.
Il combo di Philadelphia si presenta alla sua quarta prova con l’ambizione di sconvolgere gli ascoltatori trascinandoli in un angolo impazzito della loro coscienza ma anche di riscrivere le regole di certo indie-rock di vocazione DIY e lo-fi attraverso scomposizioni totali che aggrovigliano la matassa della psiche senza mai cercare di riprenderne le fila.
Il nuovo sforzo del terzetto composto da Zack Schwartz, Rivka Ravede e Corey Wichlin dà l’idea di ripercorrere una notte di follia per mostrarci l’annichilimento della ragione di fronte agli eccessi del divertimento e alle insidie mortali che sono celate da questo paradigma che sembra affondare prepotentemente nella contemporaneità ma che, evitando facili retoriche vittimizzanti e vittimistiche sulla superficialità dei “tempi moderni”, appartiene più generalmente alla natura umana.
 
Così “ENTERTAINMENT, DEATH” presenta i sintomi di una febbre violenta fin dai primi segnali d’innalzamento della temperatura nascosti tra il rumorismo metanfetaminico e le sfocature hypnagogiche della semi-title track che dà il via alle danze.
“THERE’S NOTHING YOU CAN’T DO” si fa manifesto del nuovo cammino intrapreso dalla band della Pennsylvania con il suo avanzare seducente e danzante volto a irretirci nelle voluttà di una facile e decadente libido cibernetica, che ben presto rivela la sua natura catastrofica, detonando prima in deformazioni vocali ed elettroniche e poi in vere e proprie grida di convulsione. Una cacofonia controllata, montata attraverso sound collage stratificati che si imporranno come uno dei tratti distintivi del lavoro.

Il sudore inizia a scorrere lungo le nostre fronti corrucciate al ritmo dei battiti freddi di “WRONG CIRCLE”; palpitazioni memori di un altro monumento alla destrutturazione e alla distopia, "Kid A".
È a questo punto che ci si addormenta per un momento, udendo in lontananza le memorie di una ninnananna fugacemente screziate da ambigui suoni subliminali (“BAD SON”). Ormai risulta difficile distinguere il reale dal vaneggiamento, tutto è fluido eppure continuamente diverso; i pensieri, così come le canzoni, sono chimere dai mille volti. La mente rimbomba al suono metallico delle sei corde di “GIVE UP YOUR LIFE” e divaga tra le percussioni tribali, le chitarre esoteriche e i synth epidermici che introducono alla speranza (falsa) di “RAPID AND COMPLETE RECOVERY”.
 
“THE SERVER IS IMMERSED” è un altro momento di spicco dove sogni annebbiati e sample vocali evocano ricordi di persone che pensavamo di aver dimenticato e che in realtà non siamo nemmeno sicuri siano mai esistite. Qui il botta e risposta tra le voci di Zack e Rivka disegna melodie agrodolci, che assurgono facilmente a uno dei momenti più pop e indimenticabili del viaggio, prima di venire fagocitate da un riff tanto semplice quanto indelebile.
“WAKE UP (IN ROTATION)” è la momentanea ripresa, un bicchiere d’acqua che dà sollievo, illusione vestita da psichedelia classica di stampo 60's. Intorno a noi le cose ruotano più lentamente, ma la ricaduta è dietro l’angolo.
“I SUCK THE DEVIL’S COCK” cancella lentamente lo scarto residuo tra sogno e incubo, prima mostrando le ultime forze che abbandonano il corpo attraverso un arpeggio che richiama un sitar impazzito e poi rompendo le barriere oniriche con una pulsazione tachicardica che trasporta in un club infernale; una giostra dalle sembianze vampiresche, quella del mondo virtuale, che ci ingurgita rapidamente.
 
Gli SPIRIT OF THE BEEHIVE ci hanno fatto perdere il lume della ragione cercando di sovvertire i principi della razionalità e conducendoci in uno stato di morte apparente (?). Quelle del terzetto sono destrutturazioni ambiziose che qui raggiungono la loro forma più compiuta e riportano alla mente, se ancora sana dopo questa mezz’ora di ascolto, esperimenti di gruppi come Low, Radiohead, Slint, Animal Collective o Flaming Lips.
La band della città dell’amore fraterno dimostra di saper portare agli estremi quella materia psichedelica che già aveva abilmente declinato nei precedenti Lp, configurando qualcosa che potrebbe essere definito come abstract-rock o meglio ancora fever-rock.

Il lavoro non è comunque esente da difetti, in quanto la sperimentazione del gruppo è sì coerente e riuscita, ma può risultare in alcuni passaggi troppo legata alla forma e poco alla sostanza del songwriting.
Solo il tempo comunque ci dirà quale sarà la reale portata di questo disco e se riuscirà davvero a innalzarsi a modello per future avventure sonore. Ciò che è certo è che “ENTERTAINMENT, DEATH” è un’esperienza extrasensoriale che possiede già i crismi del piccolo cult e che cerca senza mezzi termini di dare una scossa all’indie-rock odierno.

18/12/2021

Tracklist

  1. ENTERTAINMENT
  2. THERE'S NOTHING YOU CAN'T DO
  3. WRONG CIRCLE
  4. BAD SON
  5. GIVE UP YOUR LIFE
  6. RAPID AND COMPLETE RECOVERY
  7. THE SERVER IS IMMERSED
  8. IT MIGHT TAKE SOME TIME
  9. WAKE UP (IN ROTATION)
  10. I SUCK THE DEVIL'S COCK
  11. DEATH






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