Stuart Staples lo ha ribadito diverse volte, tra interviste e comunicati stampa, che "Distractions" non è un "pandemic album", che non si tratta di un disco di reazione al lockdown. Incalzato, ha poi concesso che però, per forza di cose, le contingenze hanno inevitabilmente condizionato il processo creativo, i toni cupi delle canzoni, l'ossessività dei groove. Il quattordicesimo disco in studio dei Tindersticks è difatti un album scurissimo. Ai colori pastello della copertina di "No Treasure But Hope" del 2019 si sostituisce un artwork in un elegante blu notte; alla speranza del vecchio titolo il bisogno di distrarsi, di guardare altrove. Dei sette brani in scaletta di "Distractions", ben tre sono cover. Viene quindi facile tracciare un parallelo con "Trip" dell'anno scorso, disco interamente composto di cover firmato dai colleghi chamber-pop d'oltreoceano Lambchop.
Come è facile immaginare e come è giusto aspettarsi, le cover dei Tindersticks sono tutt'altro che semplici rifacimenti degli originali. Staples, Boulter, Fraser e Harvin estrapolano la polpa dei brani altrui e la adattano nuove eleganti vesti. "A Man Needs A Maid" di Neil Young diventa una ballad a lume di candela con conciliante controcanto femminile, mentre a "Lady With The Braid" di Dory Previn viene affibbiato un ritmo sintetico e scheletrici rintocchi sulle tastiere. Tra i rifacimenti svetta però "You'll Have To Scream Louder" dei Television Personalities, con le staffilate politiche del brano arrotolate su di un ritmo tormentoso che avrebbe stuzzicato la fantasia di Andrew Weatherall (quanto manca!) per un remix indietronico da ballare in diretta Zoom.
Eccettuando i florilegi orchestrali che sbocciano sul finire di "I Imagine You", anche tutti i brani originali sono diroccati e scheletrici, arrangiati lasciando visibili le impalcature, gli ossi. "Man Alone (Can't Stop The Fadin')" è una lunga piece di indietronica gelida, che lascia echeggiare i singhiozzi psicotici di Staples nel vuoto della sua personale Frankie Teardrop; "Tue-Moi" una scarna piano ballad in francese eternamente ferita dalla tragedia del Bataclan.
Chiude una valle di lacrime e tuxedo di oltre nove minuti e mezzo intitolata "The Bough Bends", con Staples a cantare in un cono d'ombra e il resto della ciurma a disegnargli il vuoto intorno con lunghe lamentose note e la ritmica dissolta.
Sempre più uguali a se stessi, potrebbe dire qualcuno. Certo, ma con tanta di quella costante qualità da farne degli autentici classici viventi.
28/02/2021