Non è una sorpresa che Alex Giannascoli faccia ormai da anni la più bella musica indie-rock sulla scena americana. Sorprende, piuttosto, come il mondo del cinema abbia finora mancato le sue canzoni, ignorandone la forza poetica e suggestiva. Doveva insomma arrivare un horror a basso costo per intuire e portare a fondo una collaborazione audiovisiva col ventinovenne di Philadelphia, forte dell'ottimo riscontro dell'ultimo album "House Of Sugar" e del recente endorsement da parte della Gen Z, che ne ha fatto uno dei suoi portavoce musicali - tra le altre cose, trasformando la vecchia unreleased "Treehouse" in una hit emo su TikTok durante la pandemia. Il film in questione è "We're All Going To The World's Fair" di Jane Schoenbrun, presentato al Sundance nel 2021 ma solo ora distribuito nella sale americane. Si tratta di un horror coming-of-age in cui un'adolescente finisce coinvolta nel World's Fair, un gioco di ruolo online in cui si confondono realtà e finzione, sogno e orrore.
È un film che pare muoversi sulle stesse coordinate della musica di Alex G - psichedelia, onirismo, adolescenza, la cameretta come luogo dell'anima - e che infatti fornisce il perfetto innesco per la creatività di Giannascoli. La sua colonna sonora si divide in dodici composizioni sfuggenti e astratte, in cui Alex G riprende le sperimentazioni di indie-rock sognante di "House Of Sugar" e le diluisce, rendendole più liquide, amorfe. Sono non-canzoni fatte delle stessa materia delle canzoni, a spasso in un cielo di luci e ombre, pace e inquietudine.
È splendida, nella sua intangibile magia, la "Main Theme" con la sua spinta di chitarre aperte ed echi cosmici, come splendide sono le sue due riletture: in chiave bedroom-folk in "You Are In Trouble" e dai colori più esotici, a tratti beirutiani, in "You Can't Stop Me". Ma colpiscono per vivacità creativa anche il pop-punk in 8-bit di "Typing Game", i paesaggi dream-country di "Inside The Video" e il crescendo di incanti di "Face Dream".
Come valutare una colonna sonora originale di un film che non si è ancora visto? Semplice: chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare. In questo caso funziona alla grande, specie quando tutto si fa ancor più etereo - nell'ambient notturna di "Stitch" e "JLB's Story", oltre che negli arpeggi di "JLB's Drawning" e nel languore profondo di "Casey's Walk", con quei bordoni cari al Cliff Martinez di "Drive" come allo Skrillex di "Spring Breakers". E allo stesso modo del film, la soundtrack si chiude con l'unica vera canzone, "End Song": il perfetto, malinconico congedo per un album-non-album che è semplicemente l'ennesima gemma di un talento ancora sottovalutato.
19/04/2022