Ashenspire

Hostile Architecture

2022 (Code666)
avant-metal, progressive-metal

Dopo l'interessante ma ancora acerbo "Speak Not Of The Laudanum Quandary", gli scozzesi Ashenspire perfezionano la loro commistione di metal d'avanguardia, progressive, pennellate di jazz, musica da camera e caustica critica del mondo tardo-capitalista e con "Hostile Architecture" tirano fuori dal cilindro il primo frutto veramente maturo della loro quasi decennale carriera.
Registrato nel novembre del 2020 con l'aiuto di alcuni amici (il sassofonista Matthew Johnson, le cantanti Rylan Gleave e Amaya López-Carromero, il pianista Scott McLean e, per finire, Otrebor all'hammered dulcimer), "Hostile Architecture" nasce dalla volontà di esplorare, attraverso la sintesi di musica e parole, le sempre più violente contraddizioni del tardo capitalismo, contraddizione che, spesso e volentieri, finiscono per incidere in modo devastante soprattutto sulla vita delle fasce più deboli della società.

 

L'"architettura ostile" è quella delle metropoli moderne, in cui milioni di persone convivono l'una accanto all'altra, all'ombra di edifici e costruzioni varie che sembrano essere stati progettati appositamente per amplificare, nella densità opprimente del cemento, il divario che separa i ricchi dai poveri. Da questo punto di vista, l'"architettura ostile” può essere anche letta come la forma più visibile dello spirito disumano (e anti-umano?) del tardo-capitalismo. Tuttavia, per gli uomini e le donne di "buona volontà", da intendere qui come quegli uomini e quelle donne consapevoli che il capitalismo non sia una verità assoluta, ma solo una delle possibili "fedi" cui l'umanità può rivolgere le proprie speranze, l'"architettura ostile" può, di rimando, anche trasformarsi in una spinta a prendere in considerazione, come scrive la band sulla sua pagina Bandcamp, "le possibilità per un mondo al di là di quello che Mark Fisher chiamava 'realismo capitalista'", cioè la convinzione diffusa secondo la quale il capitalismo sia l'unico sistema politico ed economico attualmente percorribile, per cui è praticamente impossibile anche solo immaginarne un'alternativa coerente.
Temi di una certa importanza, insomma, che gli Ashenspire riescono a far palpitare anche dentro la carne viva della loro musica, egregiamente spolpata dall'espressiva e teatrale performance vocale del cantante e batterista Alasdair Dunn, fortemente influenzata dallo Sprechgesang, il "canto parlato" usato per la prima volta da Arnold Schönberg nel suo "Pierrot lunaire" (1912), ma che al leader del quartetto scozzese fu rivelato dall'ascolto del cantante degli italo-sloveni Devil Doll, quel Mario Panciera che tutti gli appassionati conoscono con il nome di Mr Doctor.

"The Law Of Asbestos", la traccia iniziale di questo disco sorprendente nel suo riuscire a tenere insieme tante cose che in altre mani potrebbero risolversi in un polpettone indigesto, apre con un malinconico preludio chamber-jazz, prima di sfociare in un febbricitante inseguirsi di progressioni post-metal, esplosioni brucianti, interludi folk-jazz e crescendo epici, un amalgama che Dunn fronteggia con feroce abbandono, facendo leva anche su ripetizioni e minime variazioni che, mentre aumentano il tasso di disagio, sembrano voler anche rispecchiare quella routine quotidiana che spinge l'uomo a disperdersi nell'anonimato del Sì di heideggeriana memoria.
In "Béton Brut", la band si accanisce sugli strumenti con furia terremotante, passando attraverso martellanti sezioni black-metal e raggiungendo, infine, l'apoteosi con una fanfara dai toni ossessivi, perfetta nel sonorizzare la frustrazione e la rabbia che, seppur con toni poetici, Dunn inietta nelle sue parole: "When I couldn't see the stars/ I stopped dreaming of space"; o ancora: "The music of the spheres spun/ in colours I had never dreamed of/ I would be lustrous, I'd be rusting in lust/ I would be wretched. I would be loved".

 

Il suono del basso è più in vista in "Plattenbau Persephone Praxis" e, se necessario, sa farsi anche spigoloso, aiutando il brano a mutare in un intricato funk-jazz che cresce fino allo squasso, prima di darsi alla meccanica dell’alienazione.
Superato il lungo interludio per coro liturgico e patetismo d'altri tempi di "How The Mighty Have Vision", gli Ashenspire tornano a darci dentro con "Tragic Heroin", nata dalla confluenza tra la furia razionale del mathcore, la teatralità di certo progressive-rock (i Van Der Graaf Generator di fine anni Settanta?) e tambureggianti mareggiate iniettate di veleno. 
Facendo leva su trame chitarristiche più minimaliste e su atmosfere decisamente melodrammatiche, "Apathy As Arsenic, Lethargy As Lead" tira dentro anche evoluzioni smooth jazz di sax, imboccando il rettilineo finale con martellante geometria.
Caratterizzato da un sound mediamente più pulito, lo strumentale jazz-rock di "Palimpsest" prepara il terreno per la chiusa di "Cable Street Again", che getta un ponte tra la musica degli Ashenspire e l'essenza gotica della darkwave.

 

Disco vibrante e appassionato, "Hostile Architecture" ha dalla sua anche il pregio di lasciare sul campo diverse tracce di un futuro ancora più radioso per Dunn e soci.

28/08/2022

Tracklist

  1. The Law Of Asbestos
  2. Béton Brut
  3. Plattenbau Persephone Praxis
  4. How The Mighty Have Vision
  5. Tragic Heroin
  6. Apathy As Arsenic Lethargy As Lead
  7. Palimpsest
  8. Cable Street Again

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