Saranno felici i curatori delle playlist di Virgin Radio: Avril Lavigne è tornata al pop-punk degli esordi incidendo dodici nuove tracce che viaggiano spedite, energetiche e radiofoniche, tanto piacevoli quanto assolutamente innocue. Sono passati vent'anni da "Complicated" e "Sk8er Boi", quando l'allora teenager canadese si presentava al mondo in combat mimetici, faccina impertinente e capello biondo da bambolina. Un'immagine da alternative doll, intelligentemente costruita in modo da posizionarsi nell'immaginario collettivo all'esatto opposto rispetto al patinato mondo dell'altra biondissima Britney Spears.
Una giovanissima eroina post-grunge, perfetta come idolo da imitare per tutte le bad-but-romantic-girls, nonché sogno nel cassetto in grado di stuzzicare gli ormoni degli infatuati maschietti. E infatti il progetto funzionò molto bene, per diversi album. In tempi recenti Avril ha tentato la via "adult-oriented" (vedi le ballate agrodolci contenute nel più spirituale "Head Above Water", di tre anni fa) ma i risultati si sono rivelati a dir poco discontinui.
Dopo aver superato alcuni seri problemi di salute, oggi la Lavigne torna a pompare il volume, ai giubbottini di pelle e allo smalto nero, invitando a bordo della sua coloratissima navicella Mark Hoppus dei Blink 182 (in "All I Wanted"), Machine Gun Kelly ("Bois Lie") e Blackbear ("Love It When You Hate Me"), senza che nessuno dei tre si dimostri capace di spostare l'asse qualitativo di un disco che trova i momenti più convincenti quando la cantante canadese se la deve sbrogliare da sola.
Il risultato è una guerriglia urbana zuccherosa (l'apertura è affidata non a caso a una canzone che si intitola "Cannonball"), che fa molto primi Green Day, ma che rischia di risultare fuori tempo massimo per piacere ai suoi coetanei e stilisticamente fuori contesto per compiacere gli adolescenti di oggi.
Il ruolo della ribelle metropolitana è comunque interpretato senza esitazione alcuna, grazie a una sfilza di brani che partono come saette e si consumano nel giro di tre minuti, un po' ripetitivi, ma col pregio di non concedere mai all'ascoltatore il tempo necessario per potersi annoiare. Tutto fila via rapido, succinto, perfetto per le nostre giornate frenetiche. L'unico momento di calma, "Dare To Love Me", è in realtà un falso finale, che lascia spazio alla scarica tellurica della conclusiva "Break Of A Heartache", posta in chiusura come a voler di nuovo sottolineare l'intatto teen spirit della Lavigne.
Vediamo come andrà a finire fra playlist e classifiche...
07/03/2022