Reduce dal suo (secondo) divorzio con Chad Kroeger dei Nickelback, ma soprattutto finalmente guarita dalla malattia di Lyme che, costringendola a letto per due anni, l'aveva debilitata fisicamente e mentalmente, portandola al punto di pensare che non ce l'avrebbe fatta, la trentaquattrenne Avril Lavigne torna sulle scene musicali dopo sei anni di assenza, con un disco pregno di positività e spirito di rivalsa.
Il chiacchieratissimo "Head Above Water" coglie la cantautrice canadese nel momento di passaggio da ragazza a donna: con questi dodici brani l'intento pare infatti essere quello di lasciarsi alle spalle l'adolescente dalle pose ribelli, con gli occhi perennemente bistrati, che avevamo conosciuto con "Complicated" e "My Happy Ending", ma ciò non implica necessariamente un miglioramento. Se è vero che tutti i brani riflettono il mood intimo e spirituale di questo delicato periodo della sua vita, la qualità artistica rimane però mediocre, con tante ballate pianistiche che, complice anche una produzione affettata e nostalgica, finiscono per peccare di assenza di personalità e assomigliarsi tutte tra loro ("Birdie", "I Fell in Love With The Devil", "It Was In Me", "Love Me Insane", "Warrior").
Le uniche eccezioni in fatto di varietà musicale sono rappresentate da due brani sterili, che della nuova Avril raccontano poco e niente: "Tell Me It's Over", che richiama il country-pop della Taylor Swift di dieci anni fa, e la collosa "Dumb Blonde", in collaborazione con Nicki Minaj. L'unico pezzo a brillare è proprio la power ballad che dà il nome al disco stesso, "Head Above Water", in cui la canadese racconta l'estenuante lotta contro la malattia, rappresentata - con una metafora non originalissima ma comunque efficace - come acqua impetuosa pronta a travolgerla. La Lavigne ha raccontato di aver scritto il brano proprio a letto, nel periodo di degenza, tra le braccia della madre, pregando che Dio le tenesse "la testa fuori dall'acqua". Ottima l'esibizione dal vivo al Jimmy Kimmel Live, a dimostrazione degli incredibili miglioramenti vocali fatti dalla cantante nel corso degli ultimi anni e ben visibili soprattutto in questo disco, in cui la voce gioca un ruolo di primo piano.
Per i prossimi dischi l'ideale potrebbe essere riprendere le fila proprio dalla title track, abbandonando le sonorità anacronistiche e un po' troppo autoreferenziali che costituiscono il perno di quest'ultima fatica. Sarebbe stato bello potersi accodare alle opinioni entusiastiche che da mesi circondano "Head Above Water", ma la verità è che per potersi realmente addentrare in una seconda fase di carriera più matura e consapevole ed essere presa sul serio, Avril Lavigne dovrà lavorare sodo. Rifiorire dalle sue ceneri con rinnovata vitalità e dimostrare di avere ancora qualcosa da dire.
24/04/2019