Bitchin Bajas

Bajascillators

2022 (Drag City)
experimental, post-minimalismo, neo-psichedelia

Il caleidoscopico itinerario tracciato dai Bitchin Bajas si compone di un nuovo tassello. Dopo l’illuminante tributo alle opere dell'enigmatico e controverso Sun Ra pubblicato lo scorso anno e le collaborazioni con Bonnie Prince Billy, Oliva Wyatt e i Natural Information Society, il trio di Chicago ritorna in formazione-tipo con “Bajascillators”, un identificativo che, come nella più classica delle loro tradizioni, estrae una porzione della ragione sociale per forgiare l’etichetta che meglio qualifica i contenuti proposti.
Il disco si compone di quattro episodi interamente strumentali che hanno il potere di fungere sia da singola entità, sia da unica composizione legata in un flusso ipnotico e oscillatorio, eretto sull’intreccio di suoni provenienti dai numerosi sintetizzatori analogici.

 

L'ascoltatore viene catapultato in mondi costellati di eteree pulsazioni e intrisi di infinite sfumature; un prodotto che appare molto più omogeneo rispetto alle divagazioni elettroniche del passato, sempre caratterizzate da invidiabile e colto tecnicismo, ma che risultavano talvolta slegate dal concetto sonoro di fondo, rischiando troppo spesso di far calare la soglia d’attenzione; un cavillo fondamentale per prodotti che pretendono un accesso particolarmente impegnativo.
Lo schema impostato da Cooper Crain, Rob Eyre e Daniel Quinlivan, coadiuvati dai percussionisti Mike Reed, Noti Tanaka e dal batterista Rex McMurry, è simile a un vento geometrico che si congeda mano a mano che i paesaggi sintetici e lisergici tentano di espandersi verso un chimerico paese delle meraviglie abitato da esseri quali psichedelia, kraut-rock, ambient, new age e post-minimalismo; un luogo immaginario dove idee, speranze e sogni sembrano fiorire in sinergia, mettendo in ombra tutte le ostilità che attanagliano i tempi moderni.

L’opener "Amorpha" suona come una fragorosa cascata che al posto dell’acqua fa fluire rintocchi e suoni acuti di ogni tipo. Le note del basso elettrico e le percussioni sono l’elemento che prova a fornire l’aggancio terreno all’astrattismo totalizzante del proscenio. Una musica che vive in un luogo dove teoria e pratica non sembrano potersi intersecare. Non è affatto casuale se per la stesura del brano i Bitchin Bajas si sono avvalsi del software “Music House” ideato dalla concittadina Laurie Spiegel, autentica pioniera di una specifica branca dell’elettronica sperimentale e autrice della monumentale opera “The Expanding Universe” (1980).
"Geomancy" aggiunge un’ossessiva linea d'organo alle brillanti automazioni elargite da percussioni ed effetti elettronici, apparendo una suite più parsimoniosa e contemplativa rispetto al pezzo d’apertura. "World B. Free" brilla con le sue ultraterrene abluzioni di synth, costruendo toni che cambiano sfumature come un'aurora boreale. I ritmi sono sottili. Un flauto e un clarinetto sfrecciano l'uno contro l'altro e le tastiere assumono un'aria vivace, quasi giocosa. Più avanti i piatti iniziano a vibrare, mentre le note degli strumenti a fiato proseguono a volteggiare più selvagge.
Le sequenze motorik di "Quakenbrück" si sovrappongono con la stessa complessità ritmica di "Amorpha", sebbene i toni provengano dalle tastiere, piuttosto che dagli strumenti a percussione.

 

La meditazione innescata da “Bajascillators” attutisce il chiacchiericcio che ingombra la testa, concentra l'attenzione nel considerare quella particolare nota, quel suono, quella sequenza ripetuta di melodie, senza che ci si preoccupi troppo della provenienza o della destinazione. È un bel modo di impiegare il tempo, quando si sente la necessità di dover compiere un completo e consapevole reset mentale.

07/11/2022

Tracklist

  1. Amorpha
  2. Geomancy
  3. World B. Free
  4. Quakenbrück


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