Il parallelismo con la compositrice Wendy Carlos e “Switched-On Bach”, il suo album d’esordio datato 1968 (appena due anni prima di “accendere” le musiche di Beethoven per “A Clockwork Orange”), è d’obbligo, per inquadrare l’idea alla base dell’ultima uscita dei Bitchin Bajas. Così come Carlos, all’epoca, pensò bene di trasferire su un sintetizzatore Moog le arie più conosciute e il Concerto brandeburghese n.3 del Johann Sebastian, con esiti a dir poco rivoluzionari, Cooper Crain e soci, oggi, rileggono con “Switched On Ra” otto capolavori del mitico stregone dell’afrofuturismo, traslandoli su tastiere Roland, Korg e, va da sé, Moog.
Il germoglio di questo tributo al dio dello space-jazz – ma anche alla dea della composizione analogica – era contenuto nel precedente “Bajas Fresh” (2017), in cui il trio di Chicago aveva rivestito di vaporosa e trasognata psichedelia “Angels And Demons At Play” (dall’omonimo album del 1967 di Sun Ra con la sua “Myth Science Arkestra”).
Oggi, tocca a brani storici come “Space Is The Place”, “A Call For All Demons”, “Moon Dance” e “Island In The Sun” passare dalle mani devote dei Bajas – che qui si avvalgono di preziose incursioni al sintetizzatore vocale di Jayve Montgomery – per poi finire su nastro. Il risultato è una rilettura profonda, totale e totalizzante, della musica di Herman Poole Blount, che rivive in ogni singola nota sprigionata dalla moltitudine di tastiere utilizzate per l’occasione. Un omaggio nell’omaggio, se si pensa che Sun Ra fu assoluto pioniere dell’uso di strumenti elettronici nel jazz (a metà degli anni 60, per esempio, introdusse nella sua Arkestra il clavioline), oltre che convinto fautore della Black knowledge society.
Colma di sentita affezione è “Space Is The Place”, con ariosi affacci sulla kosmische musik e morbide percussioni sintetiche di fattura world che ritroviamo nelle pregevoli rivisitazioni di “A Call For All Demons” e “Moon Dance”, in un crescendo di estasi elettronica nella quale sembra affiorare il tocco magico di Caterina Barbieri.
Nel mezzo, i variopinti tributi vocali alle ri-composizioni di Wendy Carlos in “Outer Spaceways Incorporated” scatenano una commozione difficile da tenere a freno, così come è arduo non farsi ammaliare dal sensuale drappo kraut, in odor di Harmonia, che riveste “Lanquidity”. Degna delle più sfrontate sperimentazioni di Piero Umiliani alle manopole è la rilettura avanguardistica di “Opus In Springtime”, seguita dalla calura simil-balearica effusa da “Island In The Sun”.
Il finale è di pura ebbrezza psichedelica, con “We Travel The Spaceways” che fluttua su una sequela di piroette sintetiche da vertigine.
Se a tutto questo aggiungiamo che parte del ricavato dalle vendite di “Switched On Ra” viene devoluto al "Prison + Neighborhood Arts/Education Project" (PNAP), un progetto che porta l'insegnamento delle arti visive tra i detenuti della prigione di massima sicurezza a Stateville, nell’Illinois, il cuore si riempie di una gioia che non ha confini, proprio come la musica di Sun Ra. E dei Bitchin Bajas.
28/12/2021