The world as we see it is passing away
La fascinazione per il flusso della breve vita umana è fonte inestinguibile di riflessione filosofica e ispirazione artistica. Nella concezione popolare della crescita dell'individuo, il passaggio dall'infanzia all'età adulta sovente comporta la perdita d'innocenza e compromette quell'iniziale visione magica del mondo. Lo scopo dell'artista, in questo caso, è catturarne l'essenza e tradurla allo spettatore tramite il proprio
medium di riferimento, per quanto il tutto sia notoriamente insondabile e strettamente personale.
Ma il danese
Loke Rahbek ha sempre sofferto le forme rigide. Il suo è un linguaggio amorfo e sfuggente, fatto di elettronica dai bordi sfumati, partiture ambient e divagazioni sul
beat che non sembrano mai voler aderire a una corrente precisa. Questa non-dialettica trova sfogo soprattutto sotto al nome di
Croatian Amor ed eccoci arrivati dentro al cuore di "Remember Rainbow Bridge": un ascolto ondivago e incerto, parte estasi gassosa e parte opprimente grigiore del Nord, otto strumentali per trentacinque minuti di musica che si accavallano dentro a cornici indefinite.
Forse i ricordi di Loke sono particolarmente dolceamari, come il rammarico per un passato che non tornerà più. Il suo nuovo album di studio sembra sovvertire l'arte del
coming of age tanto cara alla cultura occidentale in favore di un elogio alla naturale bellezza dell'animo ancora acerbo.
L'incertezza tra ambient e
proto-dance che anima la doppietta d'apertura di "5:00 am Fountain" e della
title track confonde bene le idee, tra sottofondi di ovatta e sostegni ritmici montati a stralci come "
Biophilia" di
Bjork. Tra synth panoramici stile
Sigur Ros e brevi
sample vocali, "Young Adult, Common Nettle" e "Paper Bird" formano il cuore di un lavoro a dir poco insondabile e senza apparente filo conduttore. L'eco corale di "Cup Of Humanity" e le striature di archi e chitarra di "So Long Morningstar" colorano la tavolozza senza mai imboccare una direzione, ma anzi perdendosi dentro l'organico digitale come fosse tutto solo
sound design.
Non è sempre facile digerire le pubblicazioni della Posh Isolation, fondata e condotta proprio da Loke che ne è anche l'autore più prolifico sia in solo che in
collaborazione con altri artisti affiliati al marchio, come il collega
Varg. Ma in un ambito del genere, il confine tra fascino e noia è più labile che mai e quanto intravisto sul precedente e ben più eccitante "
Isa" è stato messo momentaneamente a tacere.
"Remember Rainbow Bridge" ci lascia così: un situazionismo concettuale che propone buone idee ma che non sembra necessariamente intenzionato a portarle a termine. Sono impressioni personali, ricordi di un'adolescenza mai sopita, la pesante solitudine dell'età adulta, momenti di stallo soffocati dalla responsabilità della vita moderna. A voi stabilire se tali suggestioni reggono l'ascolto o se il tutto si risolve in un nulla di fatto.
05/04/2022