Gli archi che avvolgono "Louna’s Intro", prima traccia di "Not Tight", raccontano già molto dell'esordio di DOMI & JD Beck. La musica del duo è infatti un connubio di dolcezza e scherzosità, raffinatezza e vigore, qualità che messe assieme fanno di questo disco un ottimo esempio di ciò che un appassionato di jazz della generazione Z vorrebbe probabilmente ascoltare all’interno di ogni produzione di questo genere.
Sono d’altronde giovanissimi DOMi (Domitille Degalle, francese, classe 1999) e JD Beck (James Dennis Beck, texano, classe 2003) e ben incarnano dunque un modo molto fresco di concepire la fusion. Da una parte c’è un mood notevolmente nerd nell’intendere l’improvvisazione e nel concepire la scelta delle sonorità, dall’altra un’attenzione particolare nei confronti delle evoluzioni recenti della musica afroamericana.
Ciò fa sì che i processi che stanno alla base della scrittura siano moderni ed evidentemente in linea con una visione immersa tanto nella consapevolezza del presente quanto in quella del passato.
Non è probabilmente un caso che i due numi tutelari dei ragazzi siano Herbie Hancock e Anderson .Paak, rispettivamente un maestro che ha cambiato il volto al jazz tra la metà degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta dello scorso secolo e un campione del neo-soul contemporaneo.
Quello che emerge fin da subito è che Domi e JD sono particolarmente consapevoli di quelli che sono i loro mezzi: l’album è in qualche modo costruito in punta di piedi, come se i due non volessero strafare, cercando più che altro di donare all’ascoltatore un’atmosfera. Questo è già evidente fin dalle tre tracce d’apertura, che sono essenzialmente caroselli fusion dove la leggerezza è il tratto senza dubbio predominante, ma prosegue anche in brani delicatamente più energici come "Bowling" e "Not Tight", messi in piedi con la collaborazione di Thundercat.
L’operazione svolta attorno a un’idea precisa di atmosfera è ciò che dà anche una forza dolcemente astratta al jazz del duo, che si manifesta in tracce come "Two Shrimps" (complice la presenza della voce di Mac DeMarco) o "Moon" (con il featuring di Herbie Hancock). In quest’ultima, il ritorno di un certo neoclassicismo pianistico apre però la via anche a contaminazioni più solide e meno fluide.
Nella quota Anderson .Paak ci sono invece due pezzi come "Take A Chance" e "Pilot": la tensione verso l’astrazione continua a manifestarsi, grazie soprattutto al vigore vellutato del piano elettrico di Domi, che si incunea tra le istanze puramente soul e hip-hop, affermando con chiarezza ancora una volta lo stile del duo.
Forse il brano dove l’energia armonica di Domi e JD sembra venire un po’ meno è "Whoa": la chitarra di Kurt Rosenwinkel impone il sound e i tempi, e l’impasto pare un po’ differente rispetto a quello del resto del disco. Ma non è assolutamente un aspetto negativo, anzi.
“Not Tight” è dunque nel complesso un’ottima prova, che testa la capacità di DOMI & JD Beck di avviare un percorso assolutamente personale all’interno della scena jazz contemporanea. Il tempo ci dirà se si è trattato di una meteora. Noi siamo già convinti del contrario.
11/12/2022