Ezra Furman

All Of Us Flames

2022 (Bella Union)
indie-rock

I've been lied to and abused
Time to try to heal
Cut me loose, cut me loose
Let me get hurt, let me feel
Cut my bound hands free and point me toward the real
(Point Me Toward The Real)
È un album fatto per stracciare le paure mettendole sulla pubblica piazza, questo nuovo “All Of Us Flames” di Ezra Furman. L’artista di Chicago torna dopo le sfuriate punk di “Twelve Nudes” (2019) e le magie art-rock del gioiello “Transangelic Exodus” (2018) con un disco che liricamente riesce a superare anche la straordinaria intensità dei suoi predecessori, aiutato in questa impresa da un comparto strumentale che, rispetto alle strutture crude e ridotte all’osso del lavoro di tre anni fa, riprende il gusto per gli arrangiamenti, mantenendo però immediatezza e anzi amplificandola attraverso una voglia di grandeur springsteeniana che riesce paradossalmente a mostrarci l’autrice in una veste mai così intima.
 
L’ardore della Furman è esplicitato riprendendo in mano suoni vicini al rock'n’roll (stavolta in formato inno) e al blues che contaminano l’indie-rock dell’artista fin dagli esordi (“Train Comes Through”, “Throne”, “Forever In Sunset”) col fantasma di Lou Reed sempre dietro l'angolo, ma non sono messi certo da parte momenti dalla grande teatralità affermatisi nel lavoro targato 2018 e qui declinati in balli agrodolci, quali “Dressed In Black”, che si distingue per le ariose orchestrazioni, “Point Me Toward The Real”, col suo ficcante ritornello sottolineato dai fiati, e “Book Of Our Names”, che rimanda al Dylan più pianistico.

Sono però i contenuti dei testi, i grandi protagonisti di “All Of Us Flames”. Tematiche identitarie riguardanti fluidità di genere e sentire religioso vanno di pari passo in una narrazione in cui l’artista, che ha rivelato ormai più di un anno fa di essere una donna transgender, disegna parallelismi tra l’esodo ebraico e la discriminazione di genere, definendo una sorta di proprio testo sacro (“Book Of Our Names”) ma anche mettendo in risalto i contrasti tra l’istituzione religiosa e l’identità personale, superata dalle azioni stesse del divino che al contrario dei suoi cosiddetti rappresentati ama senza discriminazioni.
God came down to talk with me threw a stone at my window to get my attention
She motioned to me to climb down my wall I shook my head, was afraid to fall
I was young and I didn't wanna trouble my mother
And now I am a wretched old crone who swears that God once came to her home
I keep a lone candle burning upon my little windowsill So she knows I'm home
("Poor Girl A Long Way From Heaven") 
“We may all be subordinated but we hear everything… It’s not written in your Bibles/ It’s a verse behind the verse/ Only visible to an obsessive detail-oriented heathen Jew”. È un libro rivolto agli emarginati, che tenta di aiutare a superare le paure non demonizzandole o evitandole, forse nemmeno vincendole completamente, ma riconoscendole, esponendole, in parte accettandole, e soprattutto combattendole costantemente, con l’intento di affermare liberamente la propria unicità, non facendone però una barriera isolante, bensì una forza aggregatrice che sproni alla collettività e a una felice coesistenza in cui chiunque risplende. “I want there to be a book of our names/ None of them missing, none quite the same/ None of us ashes, all of us flames”
 
La potenza lirica della Furman arriva quasi a far passare in secondo piano la componente musicale che, pur curatissima, risulta a tratti un po’ monotona, reiterando, anche se con stili lievemente diversi, la medesima struttura “in crescendo” durante la maggior parte del disco.
Spiccano comunque melodie forti, rese istantaneamente indimenticabili dalla voce sempre pungente e agrodolce della Furman, ancora una volta interprete d’eccezione, ma anche momenti più raccolti: l’oscura e misteriosa “Lilac And Wine”, la minimale “Ally Sheedy In The Breakfast Club” e la perla “I Saw The Truth Undressing”, costruita su un semplice strumming di chitarra elettrica.
La veste strumentale, pur non sorprendendo, risulta quindi efficace allo scopo e pone ancora una volta Ezra Furman tra le migliori autrici contemporanee, sempre più consapevole delle proprie potenzialità verbali.
But the violent sheet of silence will be shattered
when the train comes through
("Train Comes Through")

06/09/2022

Tracklist

  1. Train Comes Through
  2. Throne
  3. Dressed In Black
  4. Forever In Sunset
  5. Book Of Our Names
  6. Point Me Toward The Real
  7. Lilac And Wine
  8. Ally Sheedy In The Breakfast Club
  9. Poor Girl A Long Way From Heaven
  10. Temple Of Broken Dreams
  11. I Saw The Truth Undressing
  12. Come Close




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