Messa

Close

2022 (Svart)
doom-metal, neo-folk, hard-psych

Il solito annoso dilemma: cantare in italiano o in inglese? Band come Afterhours e Zen Circus hanno raggiunto un successo di buone dimensioni solo nel momento in cui hanno deciso di esprimersi nella propria lingua, veicolando il loro messaggio in maniera chiara e inequivocabile. Chi propende per la seconda tesi sostiene però che oggi, con le tecnologie a disposizione, in tempo reale puoi arrivare ovunque e l’inglese può aprire più facilmente le porte di qualsiasi mercato in entrambi gli emisferi. Se sei italiano e decidi di cantare in un altro idioma rischi comunque di rimanere incastrato in un limbo di indeterminatezza, un territorio apparentemente di nessuno, sabbie mobili nelle quali non tutti riescono a definirsi in maniera netta.

I Messa, giunti al traguardo del fatidico terzo album, hanno fatto i loro calcoli: il genere musicale praticato spinge a esprimersi nella lingua d’Albione e in “Close”, dopo anni di gavetta, il quartetto di Cittadella dimostra di aver messo a punto una ricetta invidiabile, centrifugando con perizia e grande naturalezza una moltitudine di influenze. Da più parti vengono associati con troppa celerità alla scena doom-metal, ma in realtà il fattore dominante – e vincente – si rintraccia nel dedalo di contaminazioni fra le quali i ragazzi compiono slalom entusiasmanti, arricchendo le ardite architetture e la complessità dei riferimenti con la vocalità di Sara B, che riesce a penetrare con dolcezza e coinvolgimento emotivo sin nelle zone più oscure mai esplorate.

Perfettamente rappresentativo è già l’ascolto della prima traccia, “Suspended”, che dopo cinque minuti e mezzo spezza la propria andatura aprendosi su una tanto imprevedibile quanto geniale divagazione jazzy. Neanche il tempo di orientarsi e arriva la frustata di “Dark Horse”, energia elettrica allo stato puro, anche qui con twist programmato nel finale. Da “Orphalese” lo scenario muta di nuovo: suoni world, eseguiti con strumenti tradizionali, creano un’atmosfera neo-folk che si insidia nel caratteristico impianto doom/esoterico della band. L’elemento etnico si ripete poco più avanti sia nella breve “Hollow” che nella più estesa “Pilgrim”, dove richiami mediorientali si alternano a granitici riff di stampo stoner.

A completare il quadro c’è il mai celato amore per le architetture prog e per certa psichedelia, che trovano la fusione perfetta nelle dilatazioni della cavalcata lisergica “O=2”, con al minuto otto un ulteriore divagazione free jazz. E ancora il seventies sound che in “Rubedo” unisce melodia e hard-rock primordiale, mentre in “If You Want Her To Be Taken” si spinge verso riflessivi sentieri heavy-blues.
Qualche residuo di metal estremo permane nel minutino scarso della bruciante “Leffotrak”, consumata appena prima che l’epica “Serving Him” lasci scendere il sipario sul miglior disco sin qui prodotto dai Messa, un lavoro denso di sfumature e piccoli particolari, che riunisce sensazioni raccolte con dedizione da almeno tre decenni di musica, trasponendole in un impianto assolutamente contemporaneo.

02/04/2022

Tracklist

  1. Suspended
  2. Dark Horse
  3. Orphalese
  4. Rubedo
  5. Hollow
  6. Pilgrim
  7. 0=2
  8. If You Want Her To Be Taken
  9. Leffotrak
  10. Serving Him


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