Messa

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Doom gotico padano

Il quartetto veneto ha rivitalizzato la scena doom europea grazie a una poliedricità di influenze solitamente non presenti nelle band più note della scena metal. Ma più che con gli album in studio è soprattutto grazie alle esibizioni live che è riuscito ad aumentare le sue quotazioni internazionali

di Valerio D'Onofrio

I Messa sono una band veneta nata nel 2014, che ha rivitalizzato la scena doom europea grazie a una poliedricità di influenze solitamente non presenti nelle band più note del doom metal. Ma più che con gli album in studio è soprattutto grazie alle esibizioni live che la band ha - nel corso degli ultimi anni - aumentato le sue quotazioni internazionali sino a diventare un punto di riferimento della scena doom europea.

sara_bianchinIl quartetto formato da Alberto Piccolo (chitarra), Marco Zanin (basso), Rocco Toaldo (batteria), Sara Bianchin (voce), partendo ovviamente dalle sonorità dei Black Sabbath, è riuscito a emanciparsi, evitando di diventare semplicemente una delle migliaia di band figlie di Ozzy & C., grazie a sonorità psichedeliche anni 60, allungando i suoni tra la drone-music dei Sunn O))) e il dark-jazz del Dale Cooper Quartet, richiamando il dark contemporaneo di Chelsea Wolfe come anche i suoni esasperati degli Electric Wizard con accelerazioni e decelerazioni continue, che si intersecano con momenti che vicini persino al jazz e alla musica etnica. Quasi come se i Black Sabbath incontrassero i Dead Can Dance oppure come se il black metal più dilatato di Mizmor o degli Urfaust incrociasse il be-bop.

belfryL'esordio del 2016 è Belfry che si segnala subito anche grazie a una copertina iconica con la foto in bianco e nero del celebre campanile allagato del lago di Resia. Se la cover rimanda chiaramente al mondo black metal, il sound si mantiene su un doom-hard-psych convincente ma abbastanza tradizionale. Le tracce principali sono precedute da brani intro strumentali, come “Alba”, con un lungo assolo di basso che preannuncia “Babalon”, con un riff monolitico doom che diventa un perfetto biglietto da visita per la musica dei Messa. La chitarra suona potente ma lascia spazio alla voce di Sara Bianchin per emergere dal caos. Una voce notevole, forse non sfruttata al massimo dalla band, che sembra una via di mezzo tra quella di Chelsea Wolfe e quella della connazionale Virginia Monti, voce degli Psychedelic Witchcraft. Le atmosfere si fanno più oscure nel brano più elaborato, “Blood”, con un lento riff sabbathiano che evolve trovando un punto d'incontro tra il black e il drone-metal (l’accordo di chitarra ripetuto) sino al lungo trip finale decisamente psichedelico.
I restanti brani sono più legati alla tradizione doom, con l’eccezione dell’acustica “Confess” che chiude l’album.

Feast For Water (2018) è un lavoro più maturo che esplora soluzioni differenti. Dopo un'intro al confine del dark-ambient (“Naunet”), si giunge ai consueti brani energici come “Snakeskin Drape” o la monolitica “Leah”, dove si cerca di esaltare la voce di Bianchin, troppo spesso dispersa all’interno di un contesto chitarristico abbastanza vintage. “She Knows” utilizza un suono di tastiera anomalo nel mondo doom, mentre “The Seer” esalta l'aspetto psichedelico da raga indiano, devastato dalle distorsioni di basso e chitarra.
La band raggiunge il suo culmine con “Tulsi”, che aggiunge intelligentemente il suono del sax, decisamente alieno nel contesto doom metal, ma in fin dei conti avvicina poco la loro musica al jazz, semmai ricordando l'uso dello stesso strumento da parte dei Pink Floyd in "The Dark Side Of The Moon”.
Un po’ poco per gridare al miracolo, ma certamente i Messa accennano a un tentativo di rinnovamento.

sara_bianchin_01Presto, però, il loro nome diventa uno dei più apprezzati nei festival europei. E il merito è in gran parte del nuovo album Close (2022), a cui segue un lunghissimo ed entusiasmante tour. La cover, che mostra delle danzatrici africane con movenze che ricordano l'headbanging del metal, ci dice già parte di quello che ci aspetta. “Suspended” apre con la consueta intro lenta di basso e tastiera per poi far esplodere un riff memorabile con il canto di Sara Bianchin che esprime finalmente tutte le sue potenzialità; a un certo punto accordi di chitarra jazz cambiano completamente lo scenario sino a un assolo blues. Tutto interessante, anche se forse non coeso al 100%, siamo comunque di fronte a uno dei brani migliori della loro discografia.
L'adrenalinica "Dark Horse" con le sue accelerazioni e decelerazioni è il vertice metal del disco, mentre “Orphalese” suona come un esperimento di contaminazione tra musica etno e neofolk mediorientale, una sorta di via di mezzo ideale tra Bombino e i Dead Can Dance.
Un’occasione purtroppo sprecata è “Pilgrim”, entusiasmante nei primi minuti (psichedelia orientale) per poi girare a vuoto in un prolisso intermezzo doom, mentre i dieci minuti di “0=2” si segnalano soprattutto per l'inizio ancora una volta da raga indiano e per il delirante finale di chitarra e sax. Tra momenti nostalgici hard-psych (“If You Want Her To Be Taken”), un minuto black-metal messo lì un a caso (“Leffotrack”), non si raggiungono più momenti esaltanti come la prima traccia in “Serving Him” o “Rubedo”, brani potenti e tendenzialmente riusciti, ma abbastanza prevedibili, incapaci di sorprendere come fatto in altre occasioni. Nel complesso, però, Close è un album ambizioso e potente, ma che che non sembra riuscire a mettere totalmente a fuoco le idee a disposizione, lasciando intuire ancora possibili margini di miglioramento per la band veneta.

Il tour che segue consacra sul palco la carriera dei Messa e Live At Roadburn (2023) ne è una breve testimonianza (solo quattro brani).

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Discografia

Belfry (Aural Music, 2016)

Feast For Water (Aural Music, 2018)

Close (Svart Records, 2022)

Live At Roadburn (autoprodotto, 2023)

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