Vi siete mai chiesti che sensazione si prova nel perdersi dentro un’onda iridescente? Giustamente no – chi ha tempo per pensare a tali stupidaggini? Et voilà: in punta di piedi su un surf di cristallo, PARC spicca il volo sopra la testa di noi ignari ascoltatori, tracciando un lucente arcobaleno che abbaglia come un quadratino di stagnola intinto di Lsd e lasciato sotto al sole.
“Wave Iridescence”, ovvero l’elettronica idrogenata che si mescola all’ossigeno in un gioco di schizzi di spuma catturati in controluce. Il comunicato stampa vaneggia di weightless futurism e fiber optic clouds nel tentativo di dare un’immagine a questo secchiello bucato di ambient ritmata e balearica che non sa nuotare – e, a dirla tutta, funziona. L’importante è lasciare da parte ogni concezione di forma rigida e salpare alla volta di questo ennesimo viaggio firmato 100% Silk.
Ecco che “Heare” si apre come una meditazione beatless frammentata da cocci di bronzo e ravioli sul vapore, l’uso di software ricavati da vecchie tastiere costringe la sfumatura digitale a muoversi su binari vintage, donando all’ascolto un confortante calore analogico. Con “Iridescent Flow” si accennano echi new age, “Entropic” e la title track già toccano un più sostenuto andamento timidamente outsider house, lasciando alla gamma di sample impiegati il compito di farsi portatrice di una lirica interamente strumentale eppure a un passo dal tirare fuori la lingua.
Il lavoro prende tuttavia piede con le ultime due tracce, aiutate da un minutaggio più consistente per dilatare lo spazio temporale e favorire il bagno dentro quest’onda iridescente. Lungo oltre sette minuti, “Break Fade” scruta paesaggi all’orizzonte sopra un beat medidativo, facendo emergere una maestosa malinconia da tramonto e una nostalgia che attanaglia il cuore. Con la conclusiva “Cycles” i cinque sensi si fanno tutt’uno: dieci minuti di dialogo tra gocce di piano elettrico e tastiere emollienti, sparuti bassi di velluto porpora, lunghi fraseggi solitari e cascatelle di synth che fanno il pallone come le acciughe.
Ed è quanto basta; PARC – vero nome Jeremy Rawkins, da Vancouver in Canada – consegna trentacinque minuti di pura evasione escogitata con mano leggera ma pertinente. “Wave Iridescence” non è che l’ennesimo prodotto di questo mondo digitale popolato da emeriti sconosciuti e sparuti ascoltatori solitari, ma la suggestione di quanto immesso in Rete (o, volendo, in cassettina) resta innegabile: una dimensione figurata, dove si fa il bagno dentro a un arcobaleno mentre si pensa a cosa mangiare per cena in quel centro commerciale vaporwave appena fuori città.
19/04/2022