Petrol Girls

Baby

2022 (Hassle)
post-hardcore, noise-rock, riot-grrrl

Il progetto post-hc londinese, oggi di stanza in Austria, Petrol Girls nasce a marzo del 2012 in occasione dell'International Women's Day, dall'impegno e dalla volontà della vocalist Ren Aldridge insieme alla bassista Liepa Kuraitė, sostituita da Robin Gatt, seguite a ruota dalla chitarra di Joe York e dalla batteria di Zock Astoai. Il nome del gruppo trae ispirazione dalle “pétroleuses”, leggenda popolare diffusa nella seconda metà dell'Ottocento dai politici di Versailles per screditare la Comune di Parigi, dove alle donne era stata riconosciuta l'appartenenza alla società a pieno titolo, secondo la quale alcune avevano appiccato incendi in giro per la città e partecipato a fatti di sangue e combattimenti.

 

L’esordio grezzo ma d'impatto “Talk Of Violence” e l'aggiunta di dettagli math-rock del più melodico “Cut & Stitch”, dal quale la frontwoman, contestualizzandone le liriche, ha prodotto un libro di piccoli interventi, ha portato la band nel tempo a supportare Dead Kennedys, Anti-Flag, Thrice, Refused e altri, impegnati sia nella musica sia dal punto di vista politico. “Baby” resta in linea con la produzione precedente, amplia il carnet di sonorità con influenze noise e sperimentali, e amalgama meglio math e post-hardcore, arrivando sugli scaffali dei negozi proprio pochi giorni prima dell’abolizione della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema degli Usa, argomento sul quale Aldridge è intervenuta in prima persona con un articolo su “Kerrang!”.

I ronzii minacciosi di “Scraps” aprono alle rullate furiose di “Preachers”, tra Bikini Kill e Fugazi, alzando l’asticella con i ritmi frenetici e le melodie angolari di stampo math-rock di “Feed My Fire”, che include il violoncellista Ben Roberts. La traccia cardine dell’album non può che essere la provocatoria e spietata “Baby, I Had An Abortion”, con una bass cavalcade in primo piano nelle strofe, sfondo elettrificato tipico del noise-rock tra anni Ottanta e Novanta, e una piccola deriva elettronica nel ritornello; ad essa fanno seguito i ritmi macinati in “Clowns”. Si riprende fiato nella prima parte dell’instabile “Unsettle”, per poi accelerare nuovamente sfociando in un bridge cantato-parlato, in cui si desidera un futuro diverso, ricercando qualcosa di più.

We demand that the media stops perpetuating the narratives that kill us
And robbing dead women of dignity

Il manifesto “Fight For Our Lives”, che alterna screamo e parti melodiche, e l’ottima “Violent By Design”, invettiva contro le forze dell’ordine, vedono la partecipazione dell’attivista Janey Starling, ex-frontwoman delle Dream Nails, esperta in violenza domestica e co-direttrice della campagna Level Up, il cui scopo è costituire una comunità femminista e porre fine al sessismo in Gran Bretagna. In “One Or The Other” si parla di “prigioni di genere”, un chiaro invito ad andare oltre il binarismo, per poi concludere con l’incalzante sfogo espresso dallo spoken vocal di “Sick & Tired”, e l’intenso finale di “Bones”, tornando alla matrice math-rock.

“Baby” vede il quartetto proseguire la propria lotta agguerrita senza sbagliare un colpo, tenendo saldo il timone e con esso rinnovando una grande padronanza nella stesura dei testi e una lenta e graduale evoluzione nelle sonorità, non a caso il gruppo cita apertamente tanto Björk quanto Fugazi e Slits tra le proprie influenze, lasciando quindi aperto un mondo di possibilità per i dischi a venire, pur rimanendo fedele alle proprie origini.

14/07/2022

Tracklist

  1. Scraps
  2. Preachers
  3. Feed My Fire
  4. Baby, I Had An Abortion
  5. Clowns
  6. Unsettle
  7. Fight For Our Lives
  8. Violent By Design
  9. One Or The Other
  10. Sick & Tired
  11. Bones




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