Il meglio, programmaticamente, viene riservato per le prime battute del disco, con una "Juliet Naked" che prova a vestire i panni di nuovo classico nel repertorio dei glasvegiani, con ogni probabilità riuscendoci: una ballata quasi-epica per chitarre nervose e linee vocali accorate, uno di quei quadretti luccicanti che alla formazione scozzese escono sempre a meraviglia. Lo standard viene riproposto con risultati comunque soddisfacenti nelle varie "When We Were Very Young", "Will I Tell You A Secret" (una sorta di filastrocca in chiave indie-pop), "When The Cynics Stare Back From The Wall" (con ospite Tracyanne Campbell dei Camera Obscura) e "Late Developers", quest'ultima maggiormente orchestrata e innestata su ritmiche più latino-americane che nordiche.
Fin qui tutto bene, e stiamo parlando di una parte tutto sommato consistente del repertorio, ma è quando i Belle and Sebastian si spingono al largo rispetto ai lidi natii che ancora una volta la loro formula mostra la corda. Se l'uptempo "Give A Little Time", fin troppo leggero, rappresenta ormai un altro must della formazione di Glasgow, di difficile digestione appaiono numeri quali il pop patinato di "The Evening Star" e, soprattutto, l'ennesimo sconfinamento in territori pseudo-dance con "I Don't Know What You See In Me", con il suo entusiasmo quasi posticcio che però avrà sicuramente un senso differente in chiave live.
Al netto di pregi e difetti, comunque un'opera che appare leggermente più ispirata rispetto a quella coeva dello scorso anno.
(14/01/2023)