C'era da aspettarselo. Con la band madre stabilmente accasatasi presso la 4AD dai tempi di “U.F.O.F.” e la leader ad aver inciso per la stessa una delle pagine più intense del cantautorato anglofono degli ultimi anni, era questione di tempo che Buck Meek, uno dei chitarristi più distintivi della sua generazione, entrasse a far parte del parco artisti della storica etichetta britannica. Nessun nepotismo, nessuna facilitazione, solo la consapevolezza di un musicista che ha trovato la propria realtà autoriale dopo anni di gavetta, e che in “Haunted Mountain” cerca di effettuare lo scarto in avanti, in materia di pubblico e affermazione.
Decisamente meno solitario e volto a collaborazioni ben più profuse (prima tra tutte quella con l'amica Jolie Holland), il terzo album dell'autore ne sintetizza l'accresciuta consapevolezza espressiva, l'ampliamento di prospettiva, facendosi tramite di un linguaggio che dall'Americana riflessiva dei primi dischi approda a una dimensione ruspante e onirica allo stesso tempo, il tramite per storie di smarrimento, ricordo, ma soprattutto amore.
È da qui, dal più eterno e irriducibile dei sentimenti umani, che Meek tratteggia il lavoro, dalle emozioni scaturite nel conoscere la donna che sarebbe diventata sua moglie, dalla dolcezza che emerge nel contatto con la natura, nel delicato senso di sconcerto che accompagna vecchi ricordi. È un fulcro tematico non necessariamente dotato di forza concettuale, ma che si rivela più che sufficiente a sorreggere le canzoni dell'album con quel pizzico di magia, che siano le collisioni irreali di “Cyclades” (autentica cavalcata country-rock dal sapore alla Wilco) o lo stupore dell'innamoramento di “Didn't Know You Then”.
La magia si rende peraltro indispensabile, a fronte di un senso interpretativo non propriamente rigoglioso, per quanto abile nel sapersi muovere tra commosse ballate country (“Lagrimas”) e più robuste incursioni narrative (l'inatteso rapimento alieno di “Undae Dunes”). In questa continua alternanza di piani e contesti, nel perdere il baricentro e ritrovarlo nelle situazioni più impensate, Meek individua la sua vera cifra, una fluida consistenza che la sicurezza delle sue linee chitarristiche sa sfruttare a proprio vantaggio.
Innamorato e grande sognatore, perfettamente consapevole delle esagerazioni e delle distrazioni che il suo stato può comportare, Buck Meek non teme di essere impreciso o di non aver centrato ancora pienamente il punto. Ha finalmente trovato la sua voce, arriverà il momento in cui la impiegherà con tutta la concentrazione del caso.
03/09/2023