Il ritorno discografico dei Califone targato 2020, “Echo Mine”, ha ridestato l’interesse di chi aveva colpevolmente e frettolosamente accantonato la musica di Tim Rutilli e soci. Nonostante tutto, il nuovo album “Villagers” riesce a sorprendere ed entusiasmare, rinnovando la magia dell’austero e dissoluto folk-rock della visionaria band americana.
Con il rinnovato apporto di Brian Deck, Michael Krassner, Rachel Blumberg e Ben Massarella, Tim Rutilli mette in scena il già noto avventuroso mix di folk-rock stile Laurel Canyon, divagazioni elettroniche alla Jim O’Rouke, graffi chitarristici alla Sonic Youth, immaginari country degni dei migliori Wilco, melodie funeree alla Red House Painters e uno sghembo blues erede della tradizione di Captain Beefheart.
Sono nove brani che riconfermano una solidità e una varietà di scrittura che non rinnegano passate tentazioni di musique-concréte, incastrandole nella pagina apparentemente più pop del disco, una sterzata melodica che in mani più scaltre poteva aspirare a ben altre glorie (“The Habsburg Jaw”).
Non è facile resistere a tanta sfacciataggine e a tanto ardore speso in nome della musica come forma d’arte. Divertitevi pure a trovare incongruenze e debolezze, in “Villagers”, la musica dei Califone si nutre di discordanze ed entropie. Ed è lecito chiedersi in quanti siano capaci di scrivere un brano come “Mcmansions”: oltre sette minuti di brusche convulsioni sonore adagiate su un morbido tessuto acustico, un trip emotivo profondamente viscerale che ben descrive il tormento interiore di un amico di Tim Rutilli che non è riuscito a liberarsi dal fardello della dipendenza da stupefacenti.
Nell'affrontare la decadenza della vecchia America, i Califone raccontano l’avvento della vecchiaia attraverso la fragile icona del giovanilismo nella mesta goth-ballad “Halloween”, citano Burt Bacharach nel graffio soft-jazz-pop di “Ox-eye” e nell’arrendevole simil-bossa nova di “Sweetly”.
Tim Rutilli è un uomo decisamente poliedrico e imprevedibile, un artista capace di trasformare momenti di beatitudine sonora in un cupo racconto di sopraffazione, mescolando soul, blues e un distillato di note simile alle lacrime in “Comedy”, per poi citare arte letteraria e cinematografica americana nel groviglio di citazioni post-rock di “Skunkish”.
Con “Villagers”, i Califone riconquistano senza più indugio alcuno un posto di rilievo nella scena alt-rock americana, grazie a un set di canzoni intelligentemente agrodolci (provate “Eyelash” se non credete alle mie parole), brani ricchi di reminiscenze passate e di fugaci progetti per il futuro, che raccontano una realtà fatta di sentimenti, riflessioni e caos.
29/05/2023