Celestaphone

Paper Cut From The Obit

2023 (Drumhex)
abstract & experimental hip-hop, jazz-funk-rap

Se seguite l'hip-hop di frontiera e avete un debole per gli outsider, allora vi sarà certamente capitato di inciampare in Joseph Murphy e nel suo hip-hop citazionista, folle il giusto e sapientemente cesellato. Attivo dal 2017 e già artefice di un buon numero di dischi più o meno ambiziosi e validi, Murphy ha probabilmente trovato la quadra con questo "Paper Cut From The Obit", zeppo di echi settantiani (dunque jazz e funk mano nella mano, ma anche groove bombastici e profumi di pomeriggi passati a guardare i Jefferson in tv) e di beat che sembrano provenire da e andare in tutte le direzioni (Madlib porge i suoi più affettuosi saluti), il tutto condito con un rapping che sta a metà strada tra la declamazione di un profeta su di giri e il ghigno sardonico di uno che ne ha viste tante, prima di decidere che la cosa migliore da fare è raccontare, non agire.

Impreziosito da una produzione tanto densa quanto minuziosa nel dare il giusto peso a ogni singola tessera del puzzle, "Paper Cut From The Obit" è il classico disco che unisce al piacere dell'ascolto (munirsi di cuffie, please!) le delizie dell'indagine microscopica, cosicché tra il vertiginoso jazz-funk orchestrale di "Erfurt Latrine" (la cui prima parte mi ha fatto pensare addirittura ai No Trend, ovviamente a quelli fuori di testa di "Tritonian Nash - Vegas Polyester Complex") e il climax enfatico di "Babies", con featuring di MC Paul Barman e versi quali "Make eye contact and repeat back gibberish/ Parents tend to pretend they're bigger fish/ than little kids just because inside they denied an inner wish" (a dire, tra le righe, che è dei bambini il regno del desiderio più profondo, il regno della visione poetica), cosicché, si diceva, tra l'alfa e l'omega di questi solchi si distende una no man's land di punti di fuga, di beats & rhymes che si affastellano come in un luna park da ultimo giorno dell'umanità, quando insomma tutto è concesso, soprattutto la superbia della megalomania che non di rado sfocia in magniloquenza, perché magari abbiamo trascorso la vita intera a definire la nostra identità, il che, a conti fatti, equivale a dire che abbiamo escogitato un modo più raffinato di sopravvivere: "You had your dreams and places to go/ Tryin' to survive - it's a talent of mine", si ascolta nella languida ballata di "Tithes", Armand Hammer e Moor Mother a dare man forte.

E cos'altro, ancora? Il beat asimmetrico e il sample di pianoforte ottuso che innervano "Jettatura", una "AM PM" che stratifica sample e visioni per trasformare la catchyness in vera e propria paranoia, dunque la presenza baffuta anche di Maestro Zappa in "NEET Daughter", l'ipnotica "Gravid Patch" (in cui Murphy condivide il microfono con Defcee e R.A.P. Ferreira) e, ancora, "Mantindane" (ritornello etereo incastonato dentro un solido jazz-funk) e la seconda parte in sci-fi mode di "Paintings Of Panspermia", che discute di "anarchismo epistemologico" ("Einstein disproven, epistemological anarchism spawned/ All theories can be wrong, so show me phenomenon/ Entertainment matrix, you pay to be the greatest") e che in un universo parallelo qualcuno avrà sicuramente usato per sonorizzare la versione blaxploitation del quarto episodio, "Jupiter And Beyond The Infinite", di "2001: Odissea nello spazio".

Tutto questo per dire, o almeno per provare a dire, che "Paper Cut From The Obit" merita decisamente la vostra attenzione.

08/08/2023

Tracklist

  1. Erfurt Latrine
  2. Jettatura
  3. Small World
  4. Day
  5. AM PM
  6. Roof
  7. Tops Turvy
  8. NEET Daughter
  9. Gravid Patch
  10. Mantindane
  11. Nay
  12. Paintings of Panspermia
  13. They All Con It
  14. Chitauri Chip
  15. Tithes
  16. Babies

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