And in lightning I'm the thunderBagliori martellanti infiammano un oceano di oscurità. Squarci improvvisi graffiano una tela nera. Lampi intermittenti velano le tenebre. È con una sorprendente deflagrazione di energia che si apre il sesto disco di Leslie Feist. Un disco che, in contrasto con l'esplosione elettrica iniziale, si muoverà però su differenti coordinate. Scarne e di impianto principalmente acustico, la maggior parte delle altre composizioni non sembrano avere molti elementi in comune con "In Lighting". Eppure, le folgoranti epifanie dell'opening track svelano il nucleo ideologico da cui trae origine "Multitudes". La forma canzone è infatti per l'artista in prima istanza uno strumento di indagine conoscitiva. E il processo di scrittura diviene, come lei stessa ha dichiarato a più riprese, un mezzo per provare a riformulare quesiti insolvibili con la speranza che un'angolazione prospettica differente possa contribuire in un qualche modo a un avvicinamento anche parziale alle risposte possibili a tali quesiti. Insomma, il nuovo album di Feist è tutto fuorché assertivo. Infatti, anche quando la cantautrice è completamente travolta dalla forza della luce, riesce a scorgere solamente una moltitudine di frammenti prismatici del circostante.
Thundering in my heart
And in lightning I can see
Just as well in thе dark
The lightning asks if I know the way
In the intеrmittent bright
And if I say yes or many yeses
It cracks
Periwinkle, cobalt, magnolia treeCon le meditazioni esistenziali rompe però improvvisamente "Borrow Trouble". Ironia, la grandeur della migliore Florence + The Machine e un urlo liberatorio ("Trouble!") rendono questo inno uno dei pezzi più sorprendenti del disco e riconfermano il talento della musicista canadese per le melodie pop. Infatti, anche se posizionate in un contesto più maturo e sperimentale di quello delle sue prime hit degli anni Zero divenute famose presso il grande pubblico (su tutte "1234" e "Mushaboom"), le linee vocali in "Multitudes" sono sempre impeccabilmente efficaci. In questo senso l'inusuale esercizio di trasposizione dalla dimensione live a quella dello studio di registrazione non ha minimamente scalfito il nucleo emozionale delle canzoni dell'omonimo show, che divengono ora, finalmente, accessibili a tutti e a tutte in una veste sì diversa, ma pur sempre fedele agli intenti originari della loro autrice.
Flee 'til you're free, and stay loving me
Some people have gone and the people who stayed
Will eventually go in a matter of days
Dust into dust as material must
Ash into ash into plexi and trash
Skilled eye, landmark in Styrofoam, time
Carried remainders on overgrown vines
29/04/2023