Genevieve Artadi

Forever Forever

2023 (Brainfeeder)
nu-jazz, art-funk, avant-pop

Dal cuore pulsante di casa Brainfeeder, una nuova uscita: “Forever Forever”, terzo album di studio della losangelina Genevieve Artadi. Tipa strana, va detto: curioso incrocio tra una ninfetta hyperpop e un’abile manipolatrice della materia nu-jazz in tutte le sue forme, dall’elettronica al funk e il pop più obliquo e sognante. L’esperienza non le manca, dacché Genevieve è già nota come metà del duo Knower, composto assieme a Louis Cole, col quale infatti condivide l’etichetta discografica. Ma senza i nevrotici virtuosismi di suddetto collega a far baccano, l’autrice consegna dodici tracce cautamente cesellate tra articolate complessità ritmiche e lunari partiture sintetiche, dimostrando di possedere, per lo meno sulle prime, una più tradizionale sensibilità femminile. Ma sono definizioni che si frantumano presto, a riprova di un modo di porsi in verità moderno e idiosincratico, che guarda alle modulazioni del jazz contemporaneo, ma non disdegna di buttare un’orecchio alle avventure di 100 gecs, Madgalena Bay o DOMi & JD Beck. Con questi presupposti, l’ascolto di “Forever Forever” cangia in continuazione tra armonie sbilenche, ritmiche zoppicanti e smagliate tentazioni melodiche. Starvi dietro è ben altro paio di maniche.

 

L’andamento progressivo di “Visionary” si snoda su bordoni sintetici con impalpabile liquidità, la title track impiega un perlaceo assolo di pianoforte per smembrare la forma-canzone verso una cantilena malaticcia, “I Know” fluttua inafferrabile sopra le orecchie dell’ascoltatore senza concedere alcun appiglio: prendere o lasciare, insomma, perché Genevieve vive nel proprio mondo e pare sempre intenta a osservare incuriosita qualcosa posto alle nostre spalle. Lungo cinque minuti di durata, per esempio, “Message To Self” esplicita esattamente quanto detto nel titolo: linea melodica incidentale dall’andamento offuscato e pensoso, come se davvero stesse facendo mente locale senza pensare al microfono rimasto acceso in sala d’incisione.

Non mancano comunque i momenti più interessanti, a partire dalle accattivanti e cervellotiche pulsazioni di “Nice”, “Black Shirts” e “Plate”, oltre a un suggestivo lento di bossa nova decostruita e polverizzata come “To Tell How I Adore You”. Assolutamente gustosa “From Avalanche”, una sorta di cavalcata metà Radiohead metà Talking Heads, con punte di colore e assoli di chitarra da big band. Bellissima anche “Change Stays”, sognante e meditativa ballata art-pop al chiar di Luna sulla quale l’autrice si strugge come una gatta del Cheshire in un delicato gioco di veli ambient. Per il finale di “Watch For The View”, il solito impalpabile melodismo di fabbrica viene curato come un brano di folk campestre.

Rimane a “Forever Forever” un piglio insondabilmente etereo e omogeneo, nel quale grossa parte del lavoro affoga senza aguzzare le orecchie. Un flusso sonico curato e arzigogolato ma spesso prodotto con troppa cautela, risultando in un’atmosfera lucida e assolata che toglie peso alla scrittura. D’altro canto, le interpretazioni di Genevieve vivono come flebili battiti d’ala di farfalla, a tratti reminescenti degli studi di Gretchen Parlato, una presenza umana minimale e sfuggente, che manca quindi di offrire slanciate caramelline immediabilmente commestibili come magari fanno gli altri compagni d’etichetta Hiatus Kaiyote.
Ma sono anche questi i punti di fascino di un lavoro come “Forever Forever”; con buona pazienza e l’andare degli ascolti, infatti, queste partiture un filo ostiche e sfuggenti dimostrano una cura certosina e mai approssimativa. Lo stile di un’autrice fuori dagli schemi e disinteressata alle grandi platee, ma in possesso di un talento tutto suo.

15/05/2023

Tracklist

  1. A Romantic Interlude Will Soon Come Your Way
  2. Visionary
  3. Forever Forever
  4. I Know
  5. Message To Self
  6. Nice
  7. Black Shirts
  8. To Tell How I Adore You
  9. Plate
  10. From Avalanche
  11. Change Stays
  12. Watch For The View




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