E’ passato un decennio da “Southeastern”, ovvero da quando l’ex-Drive By Truckers svelò che esisteva un’altra America oltre quella celebrata da Bruce Springsteen. Certo, le radici e le motivazioni erano affini, ma il linguaggio di Jason Isbell più che enfatico era ruvido e poeticamente dolente. Né vinti né vincitori, i protagonisti delle canzoni del country rocker americano sono uomini e donne alle prese con la quotidianità, una scelta che ha inciso sull’evoluzione artistica del musicista, suggellata da un album tanto potente quanto difficile da destinare al successo, “Reunions” (2020), non a caso ritenuto da molti fan come una leggera battuta d’arresto.
Presosi una pausa con un album di sole cover di autori dello stato della Georgia, realizzato per raccogliere fondi da destinare in beneficenza, oltre a rappresentare un omaggio per il successo elettorale di Biden (“Georgia Blue”), Jason Isbell con il nuovo album “Weathervanes” prova a riconnettersi con il nutrito gruppo di fan con un album che si destreggia abilmente tra cliché e ritrovata ispirazione.
Meno ambizioso è decisamente più diretto, “Weathervanes” si contraddistingue anche per il passaggio di consegne dal produttore Dave Cobb allo stesso Jason Isbell. Delizie acustiche e grintosi country-rock si alternano con la stessa verve dell’ultimo decennio, ciò che il musicista ha acquisito nel frattempo è una padronanza che tiene lontano lo spettro della routine. Brani come “Death Wish”, “King Of Oklahoma”, “This Ain’t It” sono tanto familiari quanto rigeneranti, vibranti e grintosi al punto giusto. Jason offre più spazio ai musicisti, ed è una scelta in parte vincente.
Tematiche sempre forti (malattie mentali, le difficoltà della classe operaia) offrono ulteriore corpo a canzoni mai ordinarie. Jason alza perfino i toni della protesta con una splendida “Save The World” e affronta con la stessa onestà il proprio ruolo di padre nelle più intimistiche “White Beretta” e “Volunteer”.
“Weathervanes” offre alcune della ballate più accorate e delicate del musicista americano: la grazia acustica di “Strawberry Woman” e l’angoscia del soffocato grido di disperazione di “Middle Of The Morning” lasciano decisamente il segno.
Il sentito omaggio alla memoria di Justin Townes Earle,” When We Were Close”, è un altro tassello di un disco senza dubbio riuscito, al quale manca forse quel guizzo necessario per emergere nella sovrapproduzione contemporanea.
Jason Isbell questa volta ha deciso di volare basso, ma nulla dell’antico vigore è andato perduto. “Weathervanes” è, a suo modo, un altro trionfo artistico.
13/08/2023