recensioni / 2023

Khanate

To Be Cruel

2023 (Sacred Bones)

ultra-doom

di Francesco Nunziata

“Ritratto viscerale e metaforico di un destino di autodistruzione che forse ironicamente incolpa delle entità superiori” – parole del malefico cantante Alan Dubin – “To Be Cruel” è nato da un "bisogno di vendetta", un bisogno che i Khanate, redivivi dopo l’ultima apparizione discografica nel 2009 con il “lost album” “Clean Hands Go Foul”, hanno tradotto nel solito, pachidermico calderone di "ultra-doom", che per i più distratti è un drone-doom metal trasformato in teatro delle atrocità.

Innovativa e disturbante all’alba degli anni Duemila con un paio di lavori di eccellente fattura, la formazione newyorkese, completata da Stephen O’Malley (chitarra, feedback), James Plotkin (basso) e Tim Wyskida (batteria), è oggi invece prevedibilissima e poco ispirata, per cui l’ora e poco più di musica che si ascolta in questi solchi è destinata a solleticare le emozioni di un ristrettissimo gruppo di appassionati, sicuramente ben disposti e pronti a gridare al miracolo dinanzi a questi tre lunghi brani, il cui primo, “Like A Poisoned Dog”, è subito impregnato di puro Khanate sound, anche se sembra che i nostri non vogliano più davvero sviscerarli, il malessere e la desolazione, ma solo evocarli con segni sonori ormai abusatissimi, il che significa, a conti fatti, ribadire ciò che è stato senza rinnovarne la forma, colpa gravissima questa, soprattutto quando si ha a che fare con emozioni così abissali. Per cui, come da manuale, gli strumenti lasciano risuonare la loro cupa miscela sonora e la voce di Dubin certifica che qui non c’è spazio per la speranza, mentre silenzi affilatissimi, inzuppati di nero veleno, strisciano come vermi in agonia.

La formula viene sostanzialmente confermata in “It Wants To Fly”, che però si lascia preferire grazie a dosati passaggi dark-ambient, laddove la conclusiva title track può vantare una prima parte molto evocativa, caratterizzata da striscianti tensioni spirituali che fanno venire in mente gli orizzonti desertici degli Earth di “Hex”.
Se proprio si vuole dare un significato a “To Be Cruel”, lo si consideri un modo per gettare nuova luce su una band che in tutti i suoi lavori precedenti ha fatto decisamente di meglio.