Non so se ci avete fatto caso, ma quest'anno Kylie Minogue è tornata in auge come non accadeva da tempo. Da un punto di vista giornalistico, il suo 2023 è stato certo intrigante; ecco una popstar che, al sedicesimo album di studio lungo una carriera che ha toccato cinque decadi, infila un momento virale capace di portarla sulle piattaforme dei giovani con invidiabile freschezza. Impossibile fuggire: quest'estate, la collosa e irresistibile eurodisco di "Padam Padam" ha fatto il giro della Rete, tra meme, TikTok e schiocchi di lingua, introducendo l'interprete a un pubblico inaspettatamente ampio per i suoi ultimi standard - oltre a candidarsi immediatamente come inno del Pride.
Una narrativa accattivante, quella di Kylie la sopravvissuta, particolarmente oggi nell'era streaming, dove la sensazione di temporanea brevità è più pressante che mai. Che poi la stessa Kylie era nata proprio come prodotto usa e getta sotto l'egida di Stock, Aitken & Waterman sul finire degli anni Ottanta - e invece eccola qui, avvolta di neon e drappi rosso fuoco, sorridente e genuinamente stupita da questo caloroso ritorno di fiamma. L'intero "Tension" sta quindi raccogliendo di riflesso quest'ondata di empatia, inclusi tanti nuovi ascoltatori che probabilmente non hanno mai esplorato a fondo la sua discografia.
Ma per chi segue Kylie da una vita, purtroppo, il momento del conto è dietro l'angolo, il verdetto di chi vi scrive può essere antipatico, ma tant'è: anche volendolo con tutto il cuore, "Tension" non è affatto tra i suoi migliori album in carriera.
Certo, dal soggetto in questione qualche momento brillante arriva per forza. Anche se oscurata dall'onda lunga di "Padam Padam", che ha usurpato l'intero arco promozionale dell'album per ben quattro mesi, la sacrificata title track sarebbe in verità un altro centro pieno, geometrica e cangiante nel suo misto tra l'elettronica asettica di "Body Language" e le melodiose prurigini palleggianti di "X". Ma non finisce qui: ecco la fitta pioggia di tastiere argentate di "Hold On To Now", e soprattutto l'incalzante "Things We Do For Love", un caloroso omaggio a Irene Cara e Olivia Newton-John rivestito di quella patina revivalista tipica del miglior Weeknd - non fosse che Kylie, negli anni Ottanta, c'era davvero. Assieme ai due singoli sopracitati, abbiamo una quaterna di pezzi capace di aprire l'ascolto nel migliore dei modi.
Ma presto il lavoro assume una piega purtroppo familiare; perché Kylie, vera sindone di popstar, sa riciclarsi senza rimanere intrappolata, ma il rischio di risultare superficiale è sempre in agguato, basta un attimo a mettere in fila l'ennesima raccolta di anonime canzoni pop giocate attorno ai soliti argomenti. Dalla povera idea melodica dietro a "One More Time" alla maldestra rincorsa disco-funk di Doja Cat su "Hands", passando per l'abusato fatto-in-serie di "Green Light" e "Vegas High", l'ascolto di "Tension" dimostra il solito savoir faire, ma poca tensione emotiva.
Peccato anche per l'occasione persa di "You Still Get Me High", che parte lenta e suggestiva sotto un cielo stellato ma perde quota proprio nel momento in cui ritornello dovrebbe farle spiccare il volo - non basta un beat a mandare avanti il pezzo, se l'interprete viene distratta da un trito "oh-oh-oh" e l'assolo di synth si perde nel mix. E se "10 Out Of 10" prova a riciclare malamente gli spassosi giri di pista di "Monday Blues" e "Fine Wine" contenuti sul precedente "DISCO", la conclusiva "Story" smorza nuovamente i toni senza lasciare alcun sapore. Sorti alterne anche per le tracce deluxe; "Just Imagine" infila all'ultimo minuto un implorante ritornello capace di sopperire alle strambe scelte produttive, ma "Love Train" suona come uno scarto di "American Life" di Madonna, candidandosi tra i pezzi melodicamente più deboli di tutto il catalogo.
Si rimpiange, insomma, la mancanza di un pur vago filo conduttore in grado di fare di "Tension" qualcosa di più iconografico e memorabile rispetto al solo prodotto da intrattenimento a breve termine. Ma Kylie non ama esporsi troppo, l'impressione è che si stia già scrollando di dosso anche questo capitolo per tornare a guardare in avanti. Un cruccio, questo, che forse assilla solo i fan più tediosi ed esigenti, dal momento che il segreto del longevo successo di Kylie sta proprio nel mantenersi leggera e sbarazzina anno dopo anno. Ma dopo un'estate passata a chiedersi "padam?" tra sconosciuti, il desiderio di un lavoro capace di tener testa da cima a fondo era davvero forte.
29/09/2023