Scowl

L'incendiaria Flatspot Records nasce nel 2004, da allora si pone l'obiettivo di tenere alto il nome di hardcore e affini più heavy, e sembra che ci stia riuscendo, visti i due astri in crescita sotto la sua egida: oltre agli esordienti Zulu, recentemente omaggiati quasi all'unanimità dalla critica, il secondo nome di punta rimangono gli Scowl, quintetto californiano guidato da Kat Moss. Rispetto al loro debut "How Flowers Grow", risalente al 2021, la breve incursione "Psychic Dance Routine" presenta alcuni passaggi più furbi e orecchiabili, indice di un possibile tentativo di ampliamento delle sonorità (e della platea di riferimento).

Alla matrice hardcore eighties che sfocia in territori crossover e thrash, già apprezzata dal pubblico lo scorso anno con un titolo di primo piano come "Diaspora Problems" dei Soul Glo (nel loro caso ancor più particolare, date le connotazioni hip-hop), la band californiana aggrega influenze alt-rock di inizio anni Novanta. Una manciata di assalti che si risolvono in dieci minuti di orologio, a partire dall'abrasiva "Shot Down", che alterna attacchi feroci in direzione powerviolence a derive nirvaniane à-la "Bleach".
Si riprende un po' di respiro con i rimandi grunge, che strizzano l'occhio a progetti come L7 e Hole, inclusi nella più lunga "Psychic Dance Routine", per poi gettarsi di nuovo a tutta velocità, con un bell'intervento di spicco della bassline a metà di "Wired".
Si ripropongono vibes molto nineties con la valida "Opening Night", mentre la conclusione è ceduta all'incazzatissima e più breve "Sold Out".

L'equilibrato Ep "Psychic Dance Routine" segna un ritorno in continuità con il precedente operato da parte degli Scowl, aggiungendo qualche tassello catchy in più, ma senza snaturarsi e ammorbidirsi troppo. Risultando abbastanza chiaro che i cinque stiano puntando in alto (o più appropriatamente all'alta rotazione), vale la pena monitorarne il percorso per verificare dove tale svolta potrebbe condurli.

11/04/2023