Meine Zunge hat keinen Knochen
Und so sag’ ich, was ich will
Ach, mein Herz, das ist gebrochen
Doch es schlägt noch, steht nie still
C'è un Till prima di Lindemann, adesso, ad anticipare quel cognome che oltre a definire il cantante dei Rammstein, inquadrava anche il progetto realizzato fuori dalla band madre con Peter Tägtgren. Ora, i Rammstein vanno avanti spediti, mentre le strade con Tägtgren - altro componente basilare dei Lindemann - si sono divise: ma questo non ha fermato Till. Dopo un paio di singoli modesti ("Ich hasse Kinder"), pubblica un nuovo disco, intitolato "Zunge".
Il contenuto era pronto giù da un po', ma le note vicende extra-musicali hanno costretto a rimandarlo. In "Zunge", Lindemann si fa seguire da una lista di produttori pronti a contribuire ognuno a singole tracce, come si fa nell’hip-hop: ma il sound di base è ancora quello dei Lindemann, anche se più eclettico e pronto ad aprirsi verso nuove lande rispetto ai Rammstein.
In solitaria, Till cerca di innalzare i ritornelli più efficaci e potenti possibili: la title track, “Schweiss”, "Übers Meer". A volte le chitarre sono metal, a volte le sferzanti sei corde si fondono con i sintetizzatori (come nelle frenetica "Sport frei"), a volte cadono pesanti come una scure.
Il tedesco si concede i suoi testi estremi (“Nass”) e torna ai topos sui quali ha costruito una carriera, a cominciare dal mondo dell’infanzia. Dal “Nun liebe Kinder, gebt fein acht” all’“Alles Für Die Kinder”. Chi ascolta i Rammstein da un po' di tempo, non mancherà poi di scorgere alcuni piacevoli dettagli/richiami, vedi la “carne” che una volta era “Weisses”, adesso è “Altes”.
Nel complesso, “Zunge” è un lavoro dagli esiti positivi, con tutte le anime e le sfaccettature che Lindemann ha presentato negli anni: dall’estrema corporalità e dalle annesse perversioni delle sue liriche ai momenti più scanzonati (qualcuno ha detto la folkloristica hidden track alla fine di “Selbst verliebt”?) fino ai passaggi più inquietanti e sinistri. Subentra poi il gusto personale o cosa cerca l’ascoltatore in quel monstrum chiamato Till: quello del sottoscritto apprezza molto passaggi quali “Tanzlehrerin”, figlia di “Knebel” e "Ach so gern".
Doveroso concludere con i videoclip e i cortometraggi con cui Till Lindemann accompagna sempre la propria musica: una vera e propria appendice della sua estetica.
11/11/2023