Una lunga suite divisa in cinque movimenti. E’ l’impalcatura di “Nati Infiniti”, il nuovo album di Alessandro Cortini, che si pone fin da subito come un’opera a sé nella corposa discografia del compositore elettronico bolognese. Un "penta-verso" elettronico, a voler forzare un sinonimo per inquadrare tutto.
Concepito a valle di un'installazione immersiva che Cortini creò nel 2022 per il Sónar di Lisbona, dove peraltro fu presentata lasciandola scorrere tra i quattro piani del Moagem, al Museu de Lisboa, la vasta partitura nel 2023 è stata poi presentata nuovamente al festival Atonal di Berlino, ma rivisitata dal producer come un dialogo unico e in evoluzione.
“Nati Infiniti” è stato mixato dall’abilissima Marta Salogni (Björk, Depeche Mode, Sampha), presenza che aggiunge spessore al suono, e per certi versi inaugura anche la potenza evocativa del sintetizzatore Strega che Cortini ha co-progettato con la Make Noise. Dunque un concept sperimentale strutturato su cinque prospettive, atte a quantificare quello che a fine ascolto rimane un flusso eterogeneo di dilatazioni ambient alternate a flemmatiche alzate di tono, tese a creare squarci enormi, in un’ipotetica colonna sonora di un film dal soggetto misterioso ambientato in Antartide.
Magma freddo, verrebbe di conseguenza ancora da pensare, ascoltando le prime due tracce, intitolate semplicemente “I” e “II”, che muove verso l’oceano spostandosi flemmaticamente a seconda del vento. Insomma, è come se Cortini avesse sognato di attraversare i poli per poi risvegliarsi e rielaborarne la maestosità nei circuiti dello Strega.
In questa sinapsi di folate sintetiche, emerge anche un calore sotterraneo che pulsa nella più roboante “IV”, a precedere il battito etereo di “V”, chiosa perfetta e in parte disturbante di un disco che riecheggia nell’infinito artico alla stregua di “Spettri”, ma con l’intento di restituire un orizzonte ancora più espanso. Uno spazio isolato, in cui rifugiarsi con la mente e i timpani.
08/12/2024