Fino a che avrò fiato! L'audacia e la sfrontatezza di Colin Stetson sembra non conoscere limiti. Infiltratosi tra i più richiesti autori di colonne sonore (l'ultima per il discreto film horror "Hold Your Breath"), l'acrobata del sax si spinge ancora una volta oltre i confini del lecito, con un'opera monumentale ed esplorativa, frutto non solo di un'elaborata fase creativa e razionale, ma anche di una sfiancante e destabilizzante prestazione fisica.
Nessuna sovraincisione, nessun utilizzo di loop: tutto è stato registrato in presa diretta. "The Love It Took To Leave You" è l'ennesimo salto nel vuoto del musicista canadese, un album intenso e coraggioso, che non indugia sulle già assodate qualità tecniche di Stetson. Una nuova dimensione sonora agita questi abbondanti settantatré minuti di sferzanti e selvagge sceneggiature immaginarie, nel racconto-film-sonoro di Colin Stetson non c'è spazio per figuranti e stuntman: unici protagonisti sono l'artista, il suo strumento e il territorio, il Darling Foundry di Montreal, eletto a elemento di rilievo dell'estremizzazione minimalista di jazz, drone-music e musica dark/noir.
La scelta di registrare l'album in una vecchia struttura industriale adibita a museo d'arte contemporanea è strategica, l'ampio spazio fatto di mattoni, cemento e acciaio ha tutte le caratteristiche adatte per esaltare la tecnica di respirazione circolare del sassofonista, il tutto è magnificato da una registrazione al limite della perfezione.
C'è un'insana ferocia, in "The Love It Took To Leave You", un'atmosfera noir che sbilancia i toni gutturali di Stetson verso quei confini già violati del black metal (con gli Ex Eye), lasciando grondare fiumi di tensione ritmica e una furia espressiva che lascia senza fiato ed eleva il brano "The Six" a ruolo di catalizzatore delle occulte energie che agitano il nuovo album del canadese.
Ossessive e opprimenti, le tonalità industrial e tribali di "Hollowing" creano nuovi spazi per l'estro creativo del musicista, sempre più affascinato dal ruolo di evocatore d'immagini per colonne sonore, al punto da mettere in scena tre minuti e trentanove secondi di puro terrore in "To Think We Knew From Fear" fino a stringere un patto malefico nell'ancor più inquietante "So Say The Soaring Bullbats".
Anche le composizioni più tipiche, come l'ottima "Malediction", svelano un lato decisamente più oscuro del mondo di Colin Stetson, anticipando i quasi ventidue minuti della traccia decisamente più cupa e greve dell'album, "Strike Your Forge And Grin", un tripudio di drone-music e di note di sax risucchiate da un buco nero, che come un pernicioso sibilo cosmico si impossessa della mente fino a renderla esangue, un brano solenne dove il soffio vitale che Stetson dona allo strumento risuona come un ultimo disperato grido d'aiuto.
Ammaliati dalla struggente e poetica bellezza della title track, una delle pagine più originali e toccanti, affascinati dai momenti di leggero relax ("The Augur") e di eterea bellezza ("Ember"), non ci resta che archiviare "The Love It Took To Leave You" come una delle opere più riuscite e innovative di Colin Stetson.
24/10/2024