Si definiscono una formazione di "jazz progressivo" ed elettronico, e non sbagliano i parigini Daïda: il loro secondo album, "La traversée", è un mix audace di sonorità avvolgenti, strutture ritmiche fluide e atmosfere vivide. A completare l’autoritratto, un’altra definizione data dalla band: epic jazz. Calzante, vista la propensione a esplorare mondi sonori eclettici che sfociano in continue trasformazioni.
Al centro della scena c'è la tromba di Arno De Casanove, principale innesco che accende la miscela propulsiva creata dagli altri strumenti: il drumming versatile di Vincent Tortiller, i synth futuribili di Oxy, il contrabbasso di Samuel F’Hima e la chitarra elettrica di Antonin Fresson. La loro interazione crea un sound che intreccia geometrie e slanci improvvisi, combinando una dimensione quasi cinematografica con una carica emotiva palpabile.
Le tastiere al neon di "Aristie", in combinazione con la chitarra frippiana, lanciano la traccia in una cavalcata che culmina in una lunga e sorprendente coda techno terzinata. "John Terrible" e la vivace "La paix avant le silence" spingono sul lato ipercinetico con un broken beat incalzante, mentre la "La chute", partendo da una base poliritmica, cresce in una spirale che diventa sempre più epica e avvolgente.
La copertina, visionaria come le illustrazioni di Moebius, Sergio Toppi o Simon Stålenhag, evoca un mondo liminale alternativo, che ben si abbina a suoni freddi ma immaginifici in linea con gli ultimi Tortoise e Jaga Jazzist, ma anche con i bozzetti inventivi dei più giovani Apifera. Scene e stili si mescolano senza mai risultare statici, disegnando una narrazione sonica personale e suggestiva.
Magistrale nel suo worldbuilding sonoro, la "traversata" dei Daïda guida il nu jazz attraverso i confini del fantasy e della fantascienza: un viaggio musicale stratificato, denso e magnetico, che - proprio come una saga di speculative fiction - lascia con l'impazienza di scoprire il suo sequel.
11/12/2024