C'erano voluti diciassette anni per ritrovare sul palco i Karate, per riascoltare echeggiare quell'"hey, sugar" con cui nel 1996 si apriva l'avventura di una delle band più incatalogabili dell'epoca post-tutto. A ulteriori due anni di distanza, a completare la reunion, arriva un nuovo disco di inediti che riprende le fila di un discorso interrotto - anche a causa dei problemi di udito di Geoff Farina - con la pubblicazione di "Pockets". Ed è proprio dal sound maggiormente melodico e parzialmente normalizzato di questo ultimo album che i tre ripartono, memori di tutto ciò che li ha resi unici.
Bastano pochi riff e l'attacco del cantato per ritrovarsi in un territorio più che noto, declinato all'insegna di una immediatezza mai così marcata. "Defendants"-"Bleach The Scene"-"Cannibals" è una tripletta pop-rock accattivante che si appiccica alle orecchie senza lasciare scampo, ma è solo quando tornano certe declinazioni in bilico tra math ed emo che il suono torna a brillare prepotente.
I bassi profondi e la chitarra jazzy di "Around The Dial", l'incrocio Clash/Fugazi di "Rattle The Pipes" non a caso sono i momenti migliori del disco, quelli in cui il marchio di fabbrica ritorna per un attimo ai fasti di capolavori quali "The Bed Is In The Ocean" e lo splendido "Unsolved". Identico discorso vale quando il ritmo rallenta, la qualità c'è sempre ma certi apici vengono raggiunti soltanto nell'andamento slowcore di "Fall To Grace" e nella conclusiva intimità di "Silence, Sound".
Anche se parzialmente depotenziati dall'approccio meno spigoloso e da una scrittura particolarmente lineare, Farina e soci si dimostrano pienamente fedeli a se stessi - anche e soprattutto nelle liriche incentrate sullo spettro sociale contemporaneo - giustificando un ritorno comunque ispirato, che val la pena augurarsi quale punto di ripartenza da cui ripartire per ritrovare slancio e la pienezza dei tempi migliori.
21/11/2024