Per il primo album pubblicato a suo nome, il sassofonista Marco Cerri Ciommei ha voluto con sé in studio di registrazione alcuni dei più talentuosi e trasversai musicisti in circolazione nel panorama jazz italiano. Giacomo Ancillotto (Auand Family, Baap!, Caterina Palazzi, Emiliano D'Auria, Larix, Luz, Mansarda) ha suonato la chitarra con Enrico Rava in un suo splendido album pubblicato dalla Ecm; ha sperimentato in mille progetti ed è entrato in contatto con le Forbici di Manitù; ha pubblicato uno strano disco dedicato a William Burroughs; l’anno scorso era nella band che ha registrato il sorprendente album di Maria Pia De Vito, “This Woman’s Work”.
Luca Venitucci (Ossatura, Mai Mai Mai, Ardecore, 300 Basses, 7k Oaks, Fabio Martini, Fred Casadei Spiritual Unity, Genera, Malebranche, Mario Cianca, Michael Thieke Unununium, Roots Magic) è un polistrumentista romano, tra i best kept secrets che la scena sotterranea della Capitale può vantare. Marco Zenini (Vuma Levin, Bernard Van Rossum, Federica Colangelo, Attila Gyàrfàs, Archive Valley, BvR Flamenco big band, Sietske, Christian Pabst, Elastic Jargon) ha suonato da ragazzo nei mitici Prophilax prima di displomarsi al conservatorio di Frosinone, prendere un master in quello di Amsterdam e quindi diventare uno dei più richiesti turnisti in circolazione.
Il titolo dell’album, “Cronosimsa”, è una parola presa in prestito dal grande scrittore americano Kurt Vonnegut (“un evento catastrofico nel quale l'universo ha una crisi di autostima e decide di interrompere la sua espansione e tornare indietro di dieci anni”). Serve per avvisare l’ascoltatore: il pedale dell’accelatore questa volta non spinge in direzione del futuro ma del passato.
La musica contenuta sul disco, d’altro canto, è stata chiusa per anni in più di un cassetto di ricordi. E ad ascoltarla oggi sembra la colonna sonora di un diario di vita. Senza la batteria, è il contrabbasso di Zenini a dettare i tempi, mentre sassofono, chitarra e pianoforte si dividono il ruolo di prima voce. L’atmosfera è intima. Quella di un gruppo di amici seduti intorno a un tavolo in tarda notte.
In apertura di disco, “Asa Nisi Masa” rivela immediatamente l’amore per Federico Fellini e per un’epoca d’oro lontana nel tempo. Che le chitarre di Ancillotto ricordino ogni tanto quelle di Bill Frisell o che il contrabbasso sembri seguire le profondità di Eberhard Weber sono solo suggestioni che una musica così liquida offre a chi si ferma ad ascoltarla.
01/12/2024