We are only humans
Searching for a meaning of life
Dove sta andando l'umanità? Che razza di sentieri ha intrapreso? Si può ancora sistemare qualcosa o è tutto perduto? Domande senza una risposta totalizzante, certo. Eccezion fatta, forse, per il secondo interrogativo.
Diverse questioni esistenziali avvolgono i pensieri dei
Pinhdar, e smuovono le acque scure di uno stagno figurato su cui si staglia uno scintillio la cui luce si agita seguendo le scorribande di un disco, "A Sparkle On The Dark Water", appunto, che segna la nuova tappa del personale percorso del duo milanese composto dalla cantante Cecilia Miradoli e dal chitarrista/produttore Max Tarenzi.
Dunque un approccio meditativo a monte di dieci nuove canzoni che fondono
trip-hop,
darkwave ed echi
dreamy. E' il passo che sorregge momenti in cui la speranza di un futuro migliore emerge dall'ombra, come accade nella delicata danza elettronica di "Little Light", evocante uno spiraglio nell'abisso di un oceano denso di masochismo e smodata auto-indulgenza, con il canto da musa greca di Cecilia Mirandoli che vola come una libellula mentre anima il pelo libero di un corso altrimenti destinato al decadimento. "È una metafora di un rapporto personale in cui uno dei due soggetti brancola nel buio e la cui unica luce per orientarsi nell'oscurità è quella che riceve dall'altro essere che gli dà occhi e sensibilità per non andare alla deriva", raccontano i Pinhdar.
Insieme ai singoli "Humans" e "Frozen Roses", "Little Light" forma il trittico di singoli che anticipa l'uscita del secondo album del duo. Ad accompagnarli altrettanti suggestivi videoclip diretti dai registi Telavaya Reynolds e Marco Molinelli.
Se con il debutto "
Parallel" i Pinhdar viravano verso ricami
post-rock espansi, grazie anche all'apporto di un gigante come Howie B., con "A Sparkle On The Dark Water" l'inclinazione è più cinematografica, al netto di una maggiore compattezza nelle varie trame. Tutto questo suggerisce al contempo una più marcata stratificazione, che il produttore Bruno Ellingham, già collaboratore di
Massive Attack e
Portishead, assembla.
Le chitarre e i sintetizzatori volano all'unisono, creando una sorta di nuvola ad anelli concentrici che accoglie il canto della Mirandoli, intenta a inscenare un lirismo epico e altrove tragico, a tratti malinconico.
Il disco si apre con "In The Woods", densa
overture sulla complessità dei rapporti personali, tra svolazzi al synth e una melodia che sembra nata da un ipotetico incontro tra i
Beach House di "
Bloom" e i primissimi
Hooverphonic, insomma quelli di "Blue Wonder Power Milk". Da contraltare, la successiva "Cold River" con i suoi squarci si evolve in un microcosmo più esplosivo, restituendo un crescendo a mo' di trotto che dal vivo farà faville.
Lungo le rive di questo ruscello meditativo immerso tra gli alberi di una foresta tanto cupa quanto imponente per la sua forza, non potevano mancare candide ballate dalla vocazione ecologista come "Murderers Of A Dying God", atte a condannare l'egoismo dell'uomo occidentale (e non solo) che sta letteralmente uccidendo il pianeta. Al centro del piatto si erge anche "Humans", con il suo incedere a metà tra Portishead e una sirena di
Tricky che si scaglia contro l'avidità del Dio denaro e come uno spirito
näcken mutaforma induce a specchiarsi e a guardarsi dentro, mentre l'assolo di chitarra di Tarenzi irrompe sullo sfondo.
"Solanin" è invece ufficialmente ispirata all'omonimo manga
seinen di Ino Asano e, stando ancora alle parole dei Pinhdar, "descrive tra realtà e distopia la crudeltà e la solitudine di una grande città dove gli abitanti sono come gocce di pioggia dentro una tempesta", il che dipinge egregiamente l'atmosfera che per l'occasione punta a una recondita ascensione di archi nel ritornello, con la Mirandoli che cerca di sfuggire soavemente all'inevitabile decadimento.
Tra un pezzo riuscito e l'altro, arriva "At Gates Of Down", commovente e altrettanto dolcissima chiosa del disco che i due musicisti dedicano a un amico scomparso. È l'ultima linea del cerchio che il duo meneghino ha tracciato sulla "superficie dell'acqua", ma soprattutto sulla pelle di chi ascolta, emozionando ancora una volta con un'opera assolutamente riuscita.
10/04/2024