Fare un volo pindarico, ossia allontanarsi dalla realtà con l’intento di proiettarsi altrove, estremizzando di conseguenza concetti, pensieri e sensazioni sparse. La celebre espressione associata al poeta Pindaro è la griglia di partenza per addentrarsi nell’universo parallelo dei Pinhdar, il cui nome è appunto un omaggio all’antico cantore greco.
“Parallel”, secondo album del duo composto dalla cantante e autrice Cecilia Miradoli e dal musicista e produttore Max Tarenzi, in passato fondatori della rock band Nomoredolls e del festival internazionale A Night Like This, è infatti un volo figurato sulla fragilità dell’uomo attuato secondo gli umori cupi della darkwave più introspettiva, quella che, per intenderci, collega i primissimi Cure e i Virgin Prunes.
Non solo: nelle otto tracce del disco, i Pinhdar esplorano territori impervi, virando in vari momenti (“Corri”) anche verso partiture post-rock espanse. Ma ciò che cattura l'attenzione non può che essere la presenza in cabina di regia - rigorosamente a distanza, vista la pandemia - del sommo Howie B, musicista e produttore scozzese che nel corso della sua carriera ha collaborato con giganti come U2, Björk, Massive Attack, Tricky, Everything But The Girl e una serie ben nutrita di italiani, in particolare Casino Royale, Marlene Kuntz, Elisa e Ofeliadorme.
E’ un amplesso artistico convincente, quello tra i Pinhdar e Howie B, a impreziosire un'opera in cui svettano i tumulti ritmici e gli squarci alla chitarra di “Atoms And Dust”, le tribolazioni vagamente mefistofeliche di “Hidden Wonders” e la sacralità spezzata dell’introduttiva “Anacreonte”, altro inchino alla Grecia antica attraverso la diretta citazione di uno dei suoi esponenti letterari poeticamente più sfuggenti.
"Parallel" è un "gioco" di incastri con un’epoca lontana ma eternamente esplicativa delle paure e delle gioie dell’essere umano. Un trip che cattura grazie soprattutto al canto soave della Miradoli, a metà strada tra Elisabeth Fraser e Lisa Gerrard, alle corde mai dome di Tarenzi e al tocco elettronico di Howie B. Suoni uni e trini, che mutano magicamente nella conclusiva “The Hour Of Now”, ballata trip-hop totalizzante e degno sipario di un disco assolutamente riuscito.
09/04/2021